La Ripubblica

Rovelli lo può menare solo Repubblica, la destra no...

di Marco Travaglio

Il 1° marzo 2022, una settimana dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Repubblica inaugurava la luminosa stagione delle liste di proscrizione con due articoli di Concetto Vecchio e Stefano Folli: al “partito russo” in Italia furono iscritti d’ufficio il Fatto, i “No Vax” e “No Green Pass”, i “5Stelle”, “Pino Cabras, analista finanziario contrario al Mes” (roba da ergastolo), “Ugo Mattei” e “il putiniano più illustre”. Berlusconi? No, Salvini. Mancava all’appello un noto quotidiano che dal 2010 al 2016 pubblicava l’inserto mensile Russia Oggi a cura e a pagamento della propaganda di Putin, a cui dedicava amorevoli soffietti. Il Fatto? No, Repubblica. La colonna infame repubblichina si arricchì di altri putiniani immaginari grazie a Riotta. E proseguì il 13 marzo col solito Vecchio:

“Da Rovelli a Canfora, i teorici del ‘né-né’. Tra filosofi e storici, c’è un fronte che non si schiera col Paese aggredito. Al pari di altre figure della cultura e dell’accademia – dalla filosofa Di Cesare al sociologo Orsini – sostiene la tesi che è in corso ‘uno scontro tra potenze, non tra Russia e l’Ucraina’. Un punto di vista che molti leggono semplicemente come filo Putin”.

Lo stesso giorno Francesco Merlo mise in lista pure

“la Cgil e l’Anpi ridotte a campo profughi dell’ideologia… la gloriosa Cgil ridotta a una Stalingrado del ‘come eravamo di sinistra’… la Brigata Wagner, i mercenari scelti che Putin ha inviato a dare la caccia a Zelensky… le solite macchiette sopravvissute del vaffa… Canfora e Rovelli, nostalgici della Brigata Proust, che… si accontentano di Putin”.

Il 23 marzo, sulla Stampa, Nathalie Tocci era così ansiosa di parlare da sola da chiedere di tappare la bocca a Rovelli, Canfora e Orsini, senza neppure avere il coraggio di nominarli.

Il 24 febbraio 2023 Vecchio, su Repubblica, tornò sul luogo del delitto: “Putiniani d’Italia o ‘né-né’: chi sono i critici di Zelensky, da Berlusconi a Orsini” al putribondo Rovelli.

Ora, clamoroso al Cibali, un quotidiano lancia l’allarme democratico:

“La destra all’assalto del dissenso in tv. E adesso rischia pure il Concertone… Nel mirino l’intervento di Rovelli… La destra al potere non nasconde la sua insofferenza… L’intervento antimilitarista di uno scienziato che scrive best-seller, sin dall’inizio critico con gli aiuti militari all’Ucraina… finisce nel Kulturkampf di questi primi mesi meloniani”.

Ohibò, quale quotidiano? Repubblica. E chi è il giornalista fremente di sdegno del “giù le mani da Rovelli”? Concetto Vecchio. Quello delle liste di “putiniani”, “partito russo” e “né-né”, sempre con Rovelli dentro. Quindi Rovelli lo può menare solo Repubblica, la destra no. La destra, come già sul Reddito di cittadinanza, sul precariato e sulla Spazzacorrotti, deve soltanto copiare.

Il Fatto Quotidiano, 4 maggio 2023

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