Lavrov: l’Italia è diventato un Paese ostile
Lavrov, ministero degli Esteri, ha detto alcune cose sull’Italia che dovrebbero farci riflettere. Soprattutto per capire in quale diamine di buco nero sono riusciti a cacciarci Draghi prima e Meloni poi.
Lavrov, ministero degli Esteri, ha detto alcune cose sull’Italia che dovrebbero farci riflettere. Soprattutto per capire in quale diamine di buco nero sono riusciti a cacciarci Draghi prima e Meloni poi.
Per celebrare con largo anticipo il 50° compleanno, Repubblica riedita vecchi articoli. E non s’accorge dell’effetto boomerang: chi li legge scopre che persino Rep, un tempo, dava notizie vere.
La tregua è debole. Netanyahu ha legato la sua sopravvivenza alla guerra. È condizionato dalla destra messianica che dichiara apertamente di volere la fine di Gaza.
La miglior mozione di sfiducia per la Santanchè l’ha scritta decine di volte la Santanché.
Quel genio contemporaneo di Tajani dice che per lui la Corte Penale Internazionale non è il verbo, quindi sostanzialmente se ne fotte di quello che decide.
Ursula ci viene a dire che è stato Putin a tagliarci le forniture di gas. No, Putin non ci ha tagliato nulla, anzi ha sempre detto che lui avrebbe continuato a fornirci gas e petrolio.
Fra i pigmei ubriachi della cosiddetta Ue chiamati a rispondere alle sfide e alle sfighe del trumpismo, svetta per lungimiranza ed equilibrio l’estone Kaja Kallas che, terrorizzata dall’ipotesi che finisca la guerra, ha sgravato tre perle di puro genio.
L’ascesa di Trump riflette i fallimenti sistemici di Obama e Biden. Il tradimento della classe lavoratrice da parte delle élite mette in luce contraddizioni pronte per essere sfruttate dall’azione della sinistra.
In Sardegna ci sono partiti contrari ad un immediato intervento sulla Sanità
Trump decuplica il caos globale con miliardi e satelliti, mentre l’Europa balbetta, l’Italia si incarta in leggi anacronistiche e dibattiti surreali.
I primi 9 mesi del Consiglio Regionale sardo raccontati da Comandini: numeri sterili, niente politica, giochi di potere e conflitti interni al PD.
Trump si insedia alla Casa Bianca tra spettacolo e paradossi. Cambia il volto, ma il capitalismo resta intatto: finta antitesi, stessi interessi dominanti.
Hamas è vivo e vegeto: Israele non è riuscito a liberare gli ostaggi con le proprie forze. Questo pone tre problemi per gli sviluppi futuri: un problema etico-politico; un problema democratico e un problema militare.
Botta e risposta a Otto e mezzo (La7) tra Marco Travaglio e Massimo Giannini sulla futura presidenza americana di Donald Trump e sul supporto dei capi del big tech.
La serie Sky tratta da Scurati – Noi e Lui. La prova di Luca Marinelli e l’intreccio con le riflessioni di Jemolo, Gobetti e Calamandrei. “Non si tratta di una grande storia: si tratta di cronaca”
Lo studio della Bibbia e del latino nelle scuole medie è essenziale per preservare le basi della nostra cultura, contro chi promuove superficialità e nichilismo.
Politici sardi tra guai penali e fallimenti tornano a cercare potere, ignorando il disastroso bilancio dei loro cinque anni di gestione.
Rassegna stampa satirica di Marco Travaglio: una sferzata di sarcasmo sulle notizie della settimana
Inizia con una balla il bis di Trump. Fanno la cerimonia dentro non per il freddo ma perché non si presenterebbe neanche un cane e c’è pure il rischio di qualche malintenzionato.
di Pino Cabras Nell’articolo de Il Foglio intitolato “L’altra guerra di Mosca è invisibile ma molto pericolosa”, si dispiega senza veli una pericolosa agenda di censura istituzionalizzata. Dietro il pretesto della lotta contro la “propaganda russa”, si sta costruendo un sistema che mira a demolire le fondamenta della libertà di espressione e a trasformare l’Europa in una fortezza ideologica, dove ogni dissenso viene criminalizzato. Non si tratta solo di un attacco alla libertà di parola, ma di un vero e proprio processo di militarizzazione del pensiero. Chi osa criticare l’ortodossia euro-atlantica o proporre una narrazione alternativa sul conflitto russo-ucraino viene bollato come “propagandista del Cremlino” e trattato alla stregua di un nemico interno. Siamo di fronte a una nuova caccia alle streghe, che maschera dietro la retorica della “democrazia” una censura degna dei peggiori regimi autoritari. Manca poco all’irreparabile. La manifestazione della vergogna: verso una dittatura dell’opinione unica L’apice di questa follia è rappresentato dalla manifestazione annunciata dall’articolo per il 2 febbraio a Bologna, con lo slogan orwelliano “Disarmiamo la disinformazione. Verità per la libertà”. Tra gli obiettivi dichiarati, si parla di riconoscere la Russia come “stato sponsor del terrorismo” e di imporre leggi per “contrastare la disinformazione”. Tradotto: istituire tribunali del pensiero per decidere quali opinioni siano lecite e quali vadano bandite. Questo è l’Occidente “democratico” che si erge a paladino della libertà? Dove l’idea stessa di libertà viene tradita e svuotata, sostituita da un conformismo imposto con la forza? La stessa Unione Europea, che racconta sé stessa come un baluardo di pluralismo, si trasforma nel laboratorio di una repressione soft ma pervasiva, che non si accontenta di silenziare le voci scomode: vuole annientarle. Nel corso degli anni ha costruito un apparato di risoluzioni dell’Europarlamento e sanzioni della Commissione che creano un groviglio giuridico in rotta di collisione con la libertà di stampa e di pensiero. Quando il maccartismo diventa piciernismo. La guerra dell’informazione: chi controlla il passato controlla il futuro L’articolo de Il Foglio è emblematico di questa operazione ideologica. Il pretesto è il libro di Putin pubblicato da Visione TV, Le vere cause del conflitto russo-ucraino, un punto di vista davvero molto interessante per costruire una visione binoculare delle grandi questioni della guerra. Si accusano libri, conferenze e opinioni critiche verso l’Occidente di essere armi pericolose, dimenticando che il primo pericolo per la democrazia non è il dissenso, ma la sua repressione. Con una retorica degna di un manuale di propaganda, si demonizzano tutti coloro che non si allineano, dipingendoli come complici dell’“imperialismo russo”. Questa non è una battaglia per la verità: è un tentativo di riscrivere la realtà e di cancellare ogni voce che metta in discussione la narrazione ufficiale. Abbiamo visto dieci anni fa cosa è successo in Ucraina, fino a far chiudere giornali e partiti. Vogliono ucrainizzare l’Europa, vogliono inquadrare la nostra Costituzione dentro il mirino di Zelensky e dei suoi allegri camerati. Contro il totalitarismo mascherato: difendere la libertà a ogni costo Non ci si può illudere: questa annunciata da Il Foglio, giornale fondato da un asset della CIA che ha parassitato oltre 60 milioni di euro di contributi pubblici, non è una battaglia per proteggere la democrazia, ma per soffocarla. È una guerra contro il pensiero libero, condotta con le stesse armi che si accusano di voler combattere: manipolazione, propaganda e intimidazione. Addirittura alcuni partiti politici come +Europa e altre frattaglie atlantiste della sinistra “liberale” annunciano per il 18 gennaio a Reggio Emilia una manifestazione contro la presentazione del libro. Chiaramente non vogliono interferenze straniere: per capirci, + Europa è quel partito che quando è stato preso con il sorcio in bocca (un bonifico di 312mila euro proveniente dalle casseforti di Soros) ha fatto un manifesto per dire che era sacrosanto. Non sono fantastici? Dobbiamo opporci con ogni mezzo a questa deriva autoritaria, perché il prezzo del silenzio è la morte della libertà. La storia ci insegna che quando la censura diventa istituzione, quando il pensiero unico si insedia nei luoghi del potere, il passo verso il totalitarismo è breve e devastante. Ripeto: vogliono ucrainizzare la sfera del dibattito pubblico, e lo fanno per portarci in guerra, la loro guerra totale e folle. Non possiamo permettere che l’Europa, nata dalle ceneri della Seconda guerra mondiale con popoli liberatisi della notte hitleriana, si trasformi in un teatro di repressione. Difendere il dissenso oggi non è solo un diritto: è un dovere morale e storico. Perché senza libertà di pensiero, non c’è democrazia. E senza democrazia, il futuro consumerà i nostri giovani come carne da cannone. No grazie.
Thierry Breton fino a qualche mese fa è stato commissario al mercato interno per l’Unione Europea. Adesso se ne va a lavorare per Bank of America.
La serie M Il figlio del secolo banalizza il fascismo, riducendolo a fiction moralistica priva di analisi storica, al servizio di un’ideologia neoliberale dominante.
Ieri alla Camera hanno approvato in prima lettura (su quattro) la schiforma costituzionale che separa le carriere e i Csm dei giudici e dei pm, con i voti delle tre destre, di +Europa e di Azione.
La FDA vieta il Rosso n. 3, colorante cancerogeno usato per un secolo negli USA. L’Europa lo aveva già bandito. Gli americani si svegliano, con calma.
“Il Foglio”, fondato dall’agente CIA Giuliano Ferrara, è carta igienica a un velo: inutile, poco usata, schifata da tutti, ma tenuta in vita dai fondi statali.
Alla fine il macellaio ha ceduto e senza raggiungere nessun obiettivo strategico. Né la liberazione degli ostaggi, né lo smantellamento di Hamas, né il tentativo di pulizia etnica. Una sconfitta militare palese.
Adesso esulta per il cessate il fuoco. Dopo tutto quello che ha combinato e dove molto probabilmente il suo contributo è stato del tutto ininfluente.
A novembre 2024 il debito pubblico supera i 3.000 miliardi, entrate in calo per imprese e autonomi, costi sui lavoratori aumentano. Ma va tutto bene, no?
Il “trumpismo”, secondo Dugin, è una forza multipolarista passiva, ma in realtà perpetua dinamiche imperialiste americane, rafforzando il controllo USA su Europa e mondo.
La decadenza di Alessandra Todde, basata su cavilli, mina la volontà popolare, mentre ipocrisie e favoritismi segnano il penoso teatro politico sardo.