Amnesie selettive

Ci si indigna perché il nuovo Ad lo nomina il governo, come se quelli di prima li avesse portati la cicogna: è la legge che affida al governo e non più al Parlamento l’indicazione dell’ad. E chi l’ha fatta? Il Pd di Renzi.

di Marco Travaglio

L’indignazione per tutto, anche a vanvera, sortisce l’effetto “Al lupo al lupo”: anziché i bersagli dello sdegno, scredita gli indignati affetti da amnesia selettiva. L’intrepido conduttore di talk show s’indigna perché la Meloni non va a confrontarsi con domande vere: ma non lo fece mai neppure Draghi, che preferiva le conferenze stampa con standing ovation modello con Kim Jong-un. I Cavalieri Gedi s’indignano perché Fazio trasloca da Rai3 al Nove con la carovana dei loro autori e ospiti fissi, ma non s’indignano con chi non gli ha rinnovato il contratto: che non è il nuovo dg Sergio, nominato lunedì; ma il predecessore Fuortes, pescato da Draghi nel laghetto del Pd. Neanche lui è stato cacciato. Aveva ancora un anno di mandato, come Zaccaria quando B. vinse nel 2001: solo che Zaccaria, alla richiesta di dimissioni anticipate, rispose picche e restò sino alla fine (l’editto bulgaro di B. è del 2002); Fuortes se n’è andato subito, spianando la strada ai nuovi padroni che ora – si spera – gliene saranno grati. Ma con lui nessuno s’indigna: è un “migliore”. I suoi pellegrinaggi a Palazzo Chigi per prendere ordini prima dai draghiani Garofoli & Funiciello e poi dai meloniani, non destavano scandalo: più comodo strillare contro Pino Insegno. O indignarsi perché il nuovo Ad lo nomina il governo, come se quelli di prima li avesse portati la cicogna: è la legge che affida al governo e non più al Parlamento l’indicazione dell’ad. E chi l’ha fatta? Il Pd di Renzi (ma anche di Franceschini, Orlando e altri fan della Schlein). Che fece ciò che neppure B. aveva osato fare: occupò tutti e tre i tg e le reti. e il “servizio pubblico” passò dalla lottizzazione alla renzizzazione.

S’indignò qualcuno? Sì, noi del Fatto, in beata solitudine. I giornaloni erano tutti renziani e non mossero un dito quando caddero a una a una le teste di Berlinguer (cacciata dal Tg3), Gabanelli, Giannini, Giletti e Porro (cacciati dalla Rai) per lesa renzità. Ora vedremo se Meloni&C. riusciranno a fare altrettanto (peggio è impossibile) o resteranno nella lottizzazione. Ma la propaganda di destra sulla “Rai tutta di sinistra” è ridicola quanto quella del Pd e della stampa al seguito sulla “Rai tutta fascio-sovranista”. Il Pd, grazie a Draghi & Fuortes, controlla due terzi della Rai senz’aver mai vinto un’elezione in vita sua. Solo che i suoi protegé, la sera del 25 settembre, son diventati meloniani. Perciò i cittadini non s’indignano più. Anzi si indignano per l’informazione miserevole che ricevono in cambio del canone. Ultimo esempio: il sabato fascista apparecchiato per Zelensky. Venerdì il presidente ucraino era stato intervistato dal Washington Post con domande vere e si era infuriato con i giornalisti accusandoli di “stare con la Russia”. Credeva di essere in Ucraina. O in Italia.

Il Fatto Quotidiano, 17 maggio 2023

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