Alessandro Orsini: "Ucraina-Palestina. Il terrorismo di stato nelle relazioni Internazionali"

Alessandro Orsini: “Ucraina-Palestina. Il terrorismo di stato nelle relazioni Internazionali” | Trascrizione

Alessandro Orsini a Firenze con Michele Santoro per "Ucraina-Palestina. Il terrorismo di stato nelle relazioni Internazionali"

Michele Santoro presenta
Alessandro Orsini: “Ucraina-Palestina. Il terrorismo di stato nelle relazioni Internazionali”

Data di pubblicazione: 1 giugno 2024 (YouTube)

Il processo culturale più importante nella storia dell’Italia repubblicana è la sostituzione della cultura della pace con quella della guerra. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, i media italiani hanno attaccato violentemente i pacifisti, violando così lo spirito della Costituzione italiana che promuove la cultura della pace. L’espansione della NATO e l’influenza della Casa Bianca sui media italiani hanno contribuito a questa trasformazione, spingendo l’Italia verso una politica bellicosa. Santoro cerca di contrastare questa narrativa istituzionalizzando il movimento pacifista, che è stato demonizzato e marginalizzato.

* * *

di Alessandro Orsini

Il tema che voglio investigare con voi questa sera è quello che considero essere il processo culturale più importante della storia dell’Italia repubblicana. Tuttavia, questo processo culturale, nel quale siamo immersi, non riusciamo a vederlo perché noi umani siamo fatti così. Quando siamo coinvolti in un grosso processo di trasformazione culturale, siamo impegnati soprattutto a risolvere problemi pratici anziché cercare di affrontare il problema dal punto di vista intellettuale. È semplicemente che noi umani funzioniamo così.

Qual è questo processo culturale che voglio investigare con voi questa sera? È il processo di sostituzione della cultura della pace con la cultura della guerra. Voglio innanzitutto descrivere questo fenomeno, l’attacco alla cultura della pace in Italia oggi, e poi voglio spiegarlo, che è il lavoro che noi scienziati sociali facciamo prevalentemente. Noi scienziati sociali descriviamo e spieghiamo.

Ora, per quanto riguarda la prima parte di questo mio intervento, la descrizione è molto semplice. Scoppiata la guerra in Ucraina il 24 febbraio 2022, Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Libero, Il Giornale, Il Foglio, Zapping, Radio 2 e quasi tutti i media dominanti hanno iniziato ad attaccare violentemente i pacifisti, il movimento pacifista e la cultura pacifista. A partire dal 24 febbraio 2022, i pacifisti in Italia sono stati derisi, in alcuni casi diffamati, insultati e bersagliati. Questa è la prima parte del mio intervento: la descrizione della situazione in cui noi ci troviamo, un attacco violentissimo sotto il profilo culturale al movimento pacifista.

Questo presenta innanzitutto un grande paradosso, perché attaccare la cultura della pace e attaccare i pacifisti significa attaccare la Costituzione italiana. La Costituzione italiana è una costituzione che promuove la cultura della pace e che rende politicamente normali i pacifisti. Che cosa vuol dire essere politicamente normali in una società politica? Ciò che è normale e ciò che è patologico in una comunità umana, in una società politica, viene definito, almeno nelle nostre società, nella gran parte dei casi, dalla Costituzione. Con riferimento alla Costituzione italiana, noi diciamo che è patologico essere neonazisti o essere fascisti. Oggi, però, viviamo in un tempo in cui ci dicono che è patologico essere pacifisti. Qualcosa non torna, perché la Costituzione italiana normalizza il pacifismo e la cultura della pace.

Quindi, il lavoro che Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Libero, Il Giornale, Il Foglio devono fare è un lavoro molto difficile, perché devono costruire un mondo che non esiste. Devono sostanzialmente inventare una storia in cui i pacifisti sono persone spregevoli, sono persone immorali. Qual è la strategia culturale che utilizzano questi quotidiani, tante trasmissioni televisive e trasmissioni radiofoniche? Siccome sono consapevoli che questo attacco culturale non può essere diretto, perché attaccare la cultura della pace significa attaccare la Costituzione, la strategia che utilizzano è il disconoscere l’esistenza dei pacifisti.

Questa strategia culturale riposa innanzitutto sulla creazione di un lessico specialistico, di un linguaggio specialistico. Nessuno parla dei pacifisti, i pacifisti sono soltanto o “pacifinti” o “putiniani”. I veri pacifisti non esistono per Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Libero, Il Giornale, Il Foglio, eccetera. Quindi, la creazione di un nuovo linguaggio per prendere il sopravvento sulle rappresentazioni collettive. Questa è la descrizione del tempo in cui viviamo.

Veniamo adesso alla spiegazione, alle cause. Come è possibile che Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Libero, Il Giornale, Il Foglio, eccetera, attacchino così violentemente coloro che si riconoscono, rispettano e cercano di promuovere i valori fondamentali della Costituzione italiana? Adesso cercherò di spostarmi dal piano macrosociologico al piano microsociologico. Cercherò di mostrarvi come le grandi trasformazioni geopolitiche che hanno investito il mondo negli ultimi 30 anni abbiano influenzato il modo in cui i giornalisti del Corriere della Sera scriveranno questa sera gli articoli che usciranno domani.

Quindi cercherò di mostrarvi questo collegamento: le trasformazioni che hanno investito il mondo, trasformazioni geopolitiche negli ultimi 30 anni, e gli articoli scritti da Luciano Fontana e da Maurizio Molinari. Questo violentissimo attacco contro il movimento pacifista ha una prima causa lontana che è la caduta del muro di Berlino. Quando è caduto il muro di Berlino, nella società internazionale si sono liberate enormi quote di potere mondiale. Gli Stati Uniti e la NATO, più in generale quello che io chiamo il blocco occidentale, si sono lanciati nell’arena internazionale per acquisire queste quote di potere mondiale rimaste libere a causa del crollo della Russia.

Nel mio primo libro, intitolato “Ucraina: critica della politica internazionale”, spiego che la Russia ha attraversato due grandi fasi. La prima la chiamo il periodo nero della Russia. Adesso non mi soffermo su questo, sennò ci andrei troppo lontano, ma se foste interessati tutta la documentazione la trovate in questo mio primo libro. La Russia, nel 1993, ha avuto una terribile guerra civile che culmina con il bombardamento del parlamento russo. Tra il 1994 e il 1996, la Russia perde la prima guerra cecena, la prima ma vincerà la seconda sotto Putin, tra il 1999 e il 2009. Nell’agosto del 1998, anche come conseguenza dell’impoverimento causato dalla guerra in Cecenia, la Russia va in bancarotta. La Russia è in ginocchio, è semplicemente crollata. La NATO approfitta di questo crollo per bombardare la Serbia nel marzo del 1999. La documentazione storica non lascia dubbi sull’opposizione feroce che Eltsin oppose al bombardamento NATO della Serbia.

Ora, prestate attenzione perché un po’ alla volta io vi mostrerò che non esiste nel mondo nessuna alleanza che violi il diritto internazionale come le democrazie occidentali. Infatti, il bombardamento NATO della Serbia è stato un bombardamento in violazione del diritto internazionale. Vedremo che la NATO, nel 2011, bombarderà la Libia in violazione del diritto internazionale, che gli Stati Uniti nel 2003 invaderanno l’Iraq in violazione del diritto internazionale. Non c’è nessuna civiltà che negli ultimi 30 anni abbia violato il diritto internazionale come le democrazie occidentali guidate dagli Stati Uniti.

Ora seguitemi, perché un po’ alla volta arriveremo agli articoli del Corriere della Sera, perché questo è il mio obiettivo: legare il contesto macro con il contesto micro, se posso esprimermi in questo modo. Che cosa accade in questo tempo? Accade che l’Occidente si espande enormemente e noi dobbiamo capire come questa espansione abbia avuto ripercussioni in Italia. La NATO viene fondata nel 1949 da 12 paesi, oggi la NATO si compone di 32 stati, anzi in realtà 33, perché come vi mostrerò l’Ucraina è un membro di fatto della NATO. Questa espansione della NATO avviene proprio quando la Russia è in ginocchio. Infatti, nel 1997, subito dopo la sconfitta della Russia in Cecenia e l’anno prima che la Russia vada in bancarotta, la Albright avvia il processo di integrazione nella NATO di tre paesi che entreranno ufficialmente nella NATO nel 1999. Sono la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Polonia. Il Cremlino tuona contro questa manovra. La NATO, nel 2004, ingloba altri 7 paesi. Io voglio mostrare, voglio porre davanti ai vostri occhi l’espansione del blocco occidentale perché tutta la documentazione storica ci dice che oggi l’ordine internazionale è stabilizzato dall’espansione impressionante dell’Occidente.

Nel 2004, la NATO assorbe l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Slovacchia, la Bulgaria, la Romania e anche la Slovenia. Siamo a 10 paesi tra il 1999 e il 2004. Il Corriere della Sera ha scritto molte volte che questi paesi sono entrati nella NATO perché avevano paura di essere invasi dalla Russia. È falso, semplicemente falso. Io ho compulsato la documentazione storica dell’epoca e non c’è traccia di questa paura da parte di quei paesi. Ho guardato anche i resoconti degli incontri tra l’allora segretario generale della NATO e Putin, e non c’è traccia di questa motivazione per l’ingresso di questi paesi. L’argomento principale all’epoca dei fatti in Occidente era che questi paesi dovevano essere assorbiti per proteggerli dal crollo della Russia e dall’instabilità in cui questi paesi sarebbero potuti precipitare a causa dell’instabilità della Russia.

Io non mi soffermo su questo argomento perché l’ho trattato nel mio primo libro, Ucraina: critica della politica internazionale. Mi limito a dire che non è così. È assolutamente falso che quei paesi siano entrati nella NATO nel 1999 e nel 2004 perché temevano di essere invasi dalla Russia. Non c’è traccia nella documentazione storica dell’epoca di questa motivazione.

Questo è quindi il primo punto per capire l’Italia oggi: questa espansione impressionante della NATO che arriva ai confini della Russia. Il secondo elemento geopolitico di trasformazione della società internazionale che dobbiamo considerare per capire oggi l’attacco ai pacifisti in Italia è un altro fenomeno storico importantissimo: l’assorbimento dell’Unione Europea dentro la NATO. Dei 27 paesi che compongono l’Unione Europea, 23 fanno parte della NATO. Quindi noi dovremmo aspettarci, anche in base al principio maggioritario, che sia l’Unione Europea a dire alla NATO ciò che deve fare. E invece è vero esattamente il contrario: è la NATO, cioè la Casa Bianca, che dice all’Unione Europea quello che deve fare.

Questi due elementi sono fondamentali per capire l’oggi, perché questa espansione impressionante del blocco occidentale ha precipitato l’Italia nelle guerre della NATO e nelle guerre degli Stati Uniti. Tant’è vero che l’Italia viene coinvolta in una missione di pace che in realtà è una missione di guerra in Afghanistan per 5 anni, dal 2001 al 2006. Poi l’Italia, dentro questo movimento espansivo dell’Occidente, viene coinvolta in un’altra missione di pace che in realtà è una missione di guerra tra il 2003 e il 2006: la missione italiana in Iraq.

A questo punto, Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Libero, Il Giornale, Il Foglio, oggi, sono i portavoce della Casa Bianca e fanno un lavoro molto semplice: diffondere la propaganda della Casa Bianca. Non è molto difficile comprendere perché questi giornali attacchino così violentemente il movimento pacifista e le cause per cui lo fanno. È un processo di egemonizzazione della stampa dominante in Italia da parte della Casa Bianca. Infatti, se voi fate un’analisi della documentazione scritta, vedrete che la propaganda della Casa Bianca viene riprodotta e diffusa in maniera fedelissima da Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Libero, Il Giornale, Il Foglio e così via. Cioè, se voi fate l’analisi comparata dei documenti scritti, vedrete che questi documenti sono sovrapponibili: i documenti di propaganda della Casa Bianca e l’interpretazione della guerra in Ucraina della Casa Bianca e del Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Libero, Il Giornale, Il Foglio.

Il problema, dunque, è che noi andiamo verso un mondo di guerre e noi italiani dobbiamo essere coinvolti in queste guerre. Il problema è che la nostra Costituzione ostacola la partecipazione dell’Italia alle guerre. Quindi, in primo luogo, c’è una battaglia nel dominio della cultura per convincere gli italiani che l’articolo 11 della Costituzione consenta al governo Meloni, e prima ancora al governo Draghi, di alimentare dall’esterno una guerra per procura per 2 anni e mezzo. Semplicemente, l’articolo 11 della Costituzione non lo consente. Ma noi siamo stati talmente ubriacati dalla propaganda che abbiamo addirittura dei costituzionalisti che siedono ai vertici della Repubblica e sostengono che la Costituzione italiana consentirebbe al governo Meloni e, prima ancora, al governo Draghi, di alimentare per 2 anni e mezzo una guerra per procura.

Inoltre, l’articolo 11 della Costituzione italiana non soltanto dice che l’Italia non può dirimere le controverse internazionali usando la guerra, ma ripudia l’uso della guerra per dirimere le controversie internazionali. Dice anche che, quando scoppia una guerra, l’Italia deve precipitarsi a spegnere le guerre con la diplomazia, favorendo le organizzazioni di pace. Qual è stata la strategia anticostituzionale del governo Draghi e del governo Meloni? Questa strategia si è basata su due pilastri: il primo pilastro è l’esclusione della diplomazia e il secondo pilastro è l’invio di armi all’infinito per la sconfitta della Russia sul campo. Tant’è vero che Paolo Gentiloni soltanto ieri ha dichiarato che l’Ucraina deve essere sostenuta, cioè che l’Italia deve inviare armi all’Ucraina per tutto il tempo necessario. Come insegnano i grandi maestri del realismo politico che, con nostro grandissimo orgoglio, sono italiani – Machiavelli, Gramsci, Mosca, Robert Michels, Vilfredo Pareto – bisogna trovare delle formule politiche, bisogna trovare un lessico adeguato per nascondere la realtà. Quindi, il lessico che noi utilizziamo è: noi inviamo armi per favorire la pace.

All’inizio, quando è scoppiata la guerra, io dicevo: “Ma state scherzando? Inviando le armi, noi avremo una serie di escalation della guerra sempre più grave.” Ma tu non sei un pacifista, tu sei un corrotto, sei un maledetto, sei un venduto, sei in combutta con il Cremlino. I fatti sono andati esattamente come avevo previsto. Infatti, quando è scoppiata la guerra, io ho fatto una previsione sotto forma di regolarità empirica. Ho detto: “Per ogni proiettile della NATO che l’Ucraina lancerà contro la Russia, la Russia lancerà 10 proiettili contro l’Ucraina.” E tutti i dati che provengono dal campo mi hanno dato perfettamente ragione. Tant’è vero che ci sono delle testimonianze, le testimonianze dei generali ucraini. Per esempio, il generale che controlla il settore a sud, quindi anche il settore di Bakhmut, dice testualmente: “Ci siamo ritirati da Avdiivka perché noi sparavamo un colpo d’artiglieria al giorno, i russi 10. Eravamo in un rapporto di 1 a 10 sia nell’artiglieria sia in alcuni casi anche nei soldati.” Quindi io dissi: “Maggiore sarà la quantità di armi che noi invieremo, più la pace si allontanerà.” Invece, l’argomento del governo Draghi era: “Se voi volete la pace, dobbiamo inviare tantissime armi per la sconfitta della Russia sul campo.” La Costituzione italiana non consente di escludere la diplomazia e non consente di alimentare le guerre per procura per 2 anni e mezzo, tanto più che sono guerre a rischio nucleare, ad alto rischio di guerra nucleare.

Esempi di esclusione della diplomazia ne abbiamo moltissimi. Ad esempio, c’è stato un G7, se ricordo bene, a dicembre 2023 in cui Meloni si è rivolta a Putin e gli ha detto: “Putin, a un certo punto dobbiamo trovare una soluzione a questa tragedia in Ucraina per porre fine a questa tragedia.” E Giorgia Meloni gli ha risposto: “Caro Presidente, se lei vuole porre fine alla guerra in Ucraina, basta semplicemente che lei ritiri tutte le truppe dal territorio ucraino.” Ora, che cosa significa politicamente questa frase? Significa che l’Italia persegue come obiettivo quello di alimentare la guerra in Ucraina dall’esterno fino alla sconfitta della Russia. Perché dire a Putin che la soluzione diplomatica al conflitto è che lui accetti la resa senza condizioni è sostanzialmente violare l’articolo 11 della Costituzione italiana, utilizzando un linguaggio che nasconda questa violazione. E questa è ancora la strategia del governo italiano: sconfiggere la Russia sul campo. Semplicemente, la Costituzione non consente di operare in questo modo.

E allora, se la Costituzione non lo consente, bisogna creare un mondo che non esiste. E per creare un mondo che non esiste, occorre costruire una macchina della propaganda spaventosa. E qui vengo a una delle tesi che espongo nei miei libri: l’analisi dei documenti a nostra disposizione dice chiaramente che il sistema dell’informazione in Italia sulla politica internazionale è organizzato esattamente come nelle dittature.

Provate a immaginare quello che fanno i giornalisti russi, i conduttori televisivi della Russia. Che cosa fanno? Dicono che tutta la ragione è dalla parte di Putin e tutti i torti sono dalla parte della NATO. E che cosa fanno tutti i conduttori televisivi italiani, con pochissime eccezioni? Dicono che tutti i torti sono di Putin e tutte le ragioni sono della NATO. Quindi, da un punto di vista sociologico, svolgono la stessa identica funzione: quella di creare consensi intorno alle politiche dei rispettivi governi.

C’è un dato statistico che ci fa comprendere quanto il sistema dell’informazione in Italia sia corrotto: la stragrande maggioranza degli italiani è contraria all’invio delle armi in Ucraina, ma il 99,9% dei conduttori televisivi, il 99,9% dei direttori dei quotidiani e il 99,9% degli speaker radiofonici sono favorevoli all’invio delle armi in Ucraina. Quindi, sono favorevoli alle politiche della Casa Bianca. Questo dato è anomalo perché, se tu in Italia hai il 60% o il 70% degli italiani che è contrario all’invio delle armi, dovresti avere una distribuzione diversa tra i conduttori televisivi, gli speaker radiofonici e i direttori dei giornali. Invece, hai il 70% degli italiani contrari all’invio delle armi e il 99,9% dei direttori di giornali, dei conduttori televisivi e degli speaker radiofonici favorevoli all’invio delle armi. E noi sappiamo anche perché: ci sono video di famosissimi conduttori televisivi che, in passato, dicevano che l’espansione della NATO al confine della Russia era una follia e che avrebbe causato una guerra. Oggi dicono che la colpa è tutta della Russia e che la NATO è un’organizzazione di santi.

Ora, come possiamo difendere il movimento pacifista da questo attacco così violento e da questo processo di demonizzazione? Quello che sta facendo Michele Santoro è un colpo formidabile e durissimo al Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Libero, Il Giornale e Il Foglio, e voglio spiegarvi perché. Essendo uno studioso, devo sempre motivare le affermazioni che faccio. Voglio spiegarvi la ragione per cui è un colpo durissimo a questo attacco contro il movimento pacifista e cercherò di farlo attraverso la sociologia fenomenologica, in particolare l’opera “La realtà come costruzione sociale”.

Che cosa ci insegna la sociologia fenomenologica? Ci insegna che il processo di istituzionalizzazione è un processo di normalizzazione. Santoro sta istituzionalizzando qualcosa: sta dando un corpo, un nome, un volto, un’identità a un movimento disperso. Presentarsi alle elezioni è un processo di istituzionalizzazione, significa prendere questo popolo disperso e cercare di portarlo dentro le istituzioni. Istituzionalizzando, la sociologia fenomenologica ci insegna che un processo di istituzionalizzazione è anche un processo di normalizzazione. Grazie a Santoro, oggi i pacifisti sono molto più normali. Oggi, infatti, vediamo che è molto più difficile demonizzare i pacifisti perché sta venendo fuori che i pacifisti esistono e stanno venendo fuori perché si stanno organizzando, si stanno dando un nome, una rappresentanza, un volto. Quindi, è molto più difficile dire che esistono i “pacifinti” o che sono corrotti in combutta con il Cremlino. Questo fenomeno, quindi, sta diminuendo per due ragioni: una è perché è in atto questo processo di istituzionalizzazione del movimento pacifista e l’altra è perché in Ucraina tutto sta andando malissimo. L’Ucraina ha perso la guerra rovinosamente e irrimediabilmente.

Su che cosa poggio questa mia affermazione? Su un dato molto semplice: tutto quello che la NATO poteva dare in termini di armi e munizioni all’Ucraina, l’ha dato. L’Ucraina ha utilizzato tutte queste armi nella controffensiva che è iniziata il 5 giugno del 2023 e che è terminata agli inizi di ottobre del 2023. Utilizzando tutti i soldi della NATO e tutte le armi della NATO – vale a dire SAMPT, Patriot, carri armati Abrams, Challenger, Leopard 2, bombe a grappolo, missili ATACMS, HIMARS – Zelenskiy le ha ricevute e le ha utilizzate nella controffensiva. E che cosa è stata la controffensiva ucraina? Un fallimento colossale. L’esercito ucraino, come io avevo previsto, si è autodistrutto. Tant’è vero che quando è terminata la controffensiva, Zelenskiy non aveva conquistato nemmeno un giardinetto pubblico e quel poco che ha conquistato, come Robotyne a Zaporozhye, gli è costato un’ecatombe in termini di soldati. Un fallimento colossale.

Questo significa che l’Ucraina ha perso la guerra perché continua a combattere per raggiungere un obiettivo che non può raggiungere, vale a dire la liberazione dei territori ucraini. Anzi, si è verificata proprio una delle mie previsioni: io avevo detto che l’Ucraina, per il bene degli ucraini, non deve fare questa controffensiva perché sarà un fallimento colossale e l’Ucraina si esporrà alla controffensiva russa. Esattamente quello che è successo: Zelenskiy non ha conquistato nulla, ma Putin ha sfondato a Kharkiv. Io l’avevo detto anche in una diretta con Michele Santoro su YouTube: se si continuerà a colpire Belgorod in Russia da Kharkiv, la Russia a un certo punto sfonderà il fronte all’altezza di Kharkiv, creerà una zona cuscinetto o cercherà di prendere tutto l’oblast. E la ragione per cui la NATO ha autorizzato Zelenskiy a colpire il territorio russo con le armi della NATO è perché la situazione dell’Ucraina è semplicemente disastrosa. Se Putin dovesse prendere Kharkiv, tra Kharkiv e Kiev c’è soltanto un oblast, l’oblast di Poltava, che è sguarnito. Se cade Kharkiv, per Putin è un attimo arrivare a Kiev, anche perché può raggiungere Kiev da varie direzioni: può sfondare nuovamente il fronte dalla Bielorussia e puntare su Kiev, oppure può passare attraverso Poltava.

La ragione per cui noi abbiamo dato questa autorizzazione è semplicemente perché siamo totalmente disperati. Ora, quello che accadrà non posso dirlo perché credo che non ci sia altro tempo. Tuttavia, vorrei riassumere con questo: la strategia della NATO in Ucraina è stata un fallimento totale. L’Ucraina è un paese distrutto, c’è il rischio che venga colpito dalle testate nucleari. Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Libero, Il Giornale, Il Foglio continuano a non voler fare quello che la stampa dovrebbe fare nelle società libere: constatare i fatti. Dovrebbero dire che la strategia della NATO, sulla base dell’osservazione empirica, è stata un fallimento colossale. C’è un grande lavoro da fare per difendere il movimento pacifista, ma è un lavoro molto difficile, soprattutto se tutti i media, con le dovute eccezioni, sono impegnati a infangare, diffamare e insultare il movimento pacifista.

Sono molto contento di essere qui questa sera e di vedere così tanti pacifisti in questa piazza. In realtà, devo dire che non ho parlato del libro che ho scritto, il mio ultimo libro Ucraina-Palestina: il terrorismo di stato nelle relazioni internazionali, ma è stata una mia scelta, sia perché il libro c’è, quindi è possibile leggerlo, sia perché volevo dire qualcosa di nuovo. Ho voluto esplorare un tema nuovo che mi appassiona molto e mi sembrava anche molto pertinente con le tematiche sollevate da Michele Santoro. Vi ringrazio molto e spero di rivedervi presto. Vi auguro ogni successo.

Torna in alto