Cesare Batacchi. Un innocente condannato all’ergastolo

Cera una volta il giornalismo d’impegno, di denuncia, di battaglia sociale. Eugenio Ciacchi (1868-1929), giornalista e militante del Partito socialista, nel 1900 diede alle stampe venti dispense settimanali di grande successo dal titolo Processo Batacchi.

Una vicenda dimenticata e sconosciuta di malagiustizia nell’Italia forcaiola dell’Ottocento. Il macchinista teatrale Cesare Batacchi, anarchico fiorentino, è accusato di aver lanciato una bomba sul corteo monarchico che la sera del 18 novembre 1878, a Firenze, festeggia Umberto I scampato all’attentato di Passannante, avvenuto il giorno prima a Napoli. Al processo è condannato, innocente, all’ergastolo. Tre anni dopo, due accusatori, all’estero, ritrattano le accuse denunciando di essere stati manovrati dalla questura fiorentina. In un paese serio, che ha l’orgoglio di aver dato i natali a Cesare Beccaria, Batacchi sarebbe stato immediatamente scarcerato, invece continua a rimanere nel penitenziario di Volterra. Nel 1899 riprende la campagna per la liberazione o per la revisione del processo e il ministro di grazia e giustizia afferma che non lo libererà. Il Partito Socialista Italiano alle elezioni del 1900 lo candida alla Camera dei Deputati nei collegi di Torino e di Pietrasanta (Lu). Eletto deputato di Pietrasanta l’elezione è annullata. Di fronte alla crescente indignazione popolare il re concede la grazia reale, senza che Batacchi abbia firmato nessuna domanda di grazia.

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FUORI ORDINANZA

Il processo Batacchi. Una storia di ingiustizia che rivive grazie al coraggioso editore Galzerano

di Massimo Novelli

Cera una volta il giornalismo d’impegno, di denuncia, di battaglia sociale. Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento visse Eugenio Ciacchi (Firenze, 1868-Milano, 1929), giornalista e militante del Partito socialista: uno degli italiani di valore dimenticati. Grazie a un libro uscito di recente, tuttavia, si può scoprire chi era Ciacchi e sapere che nel 1900 diede alle stampe per Nerbini venti dispense settimanali di grande successo dal titolo Processo Batacchi. La pubblicazione era uno dei contributi al movimento di opinione, formato soprattutto da socialisti e da anarchici, che s’era battuto per la liberazione di un innocente dal mastio di Volterra: Cesare Batacchi, per l’appunto, cioè il nostro “affare Dreyfus.”

Macchinista teatrale fiorentino, membro dell’Associazione internazionale dei lavoratori, fu condannato all’ergastolo per un delitto che non aveva commesso. Restò vent’anni in carcere per il lancio di una bomba che non aveva lanciato. Quell’ordigno fece quattro morti e molti feriti. Ignoti, forse poliziotti usati per accusare socialisti e internazionalisti, l’avevano fatto esplodere sui monarchici in corteo che a Firenze, il 18 novembre 1878, avevano manifestato per il re Umberto I, scampato all’attentato di Passanante a Napoli il giorno prima.

Il 15 marzo del 1900 Umberto I gli concesse la grazia, sebbene il libertario Batacchi non l’avesse chiesta. Ciacchi diede allora alle stampe i suoi fascicoli, raccontando quel processo in cui alcuni internazionalisti innocenti, oltre a Batacchi, con false prove e testimoni prezzolati dalla questura erano stati condannati a pene pesanti.

Le dispense illustrate del Processo Batacchi, che all’epoca costavano 10 centesimi l’una, sono state riscoperte da Giuseppe Galzerano, un piccolo coraggioso editore del Sud. Ne è nato un libro di notevole interesse: Cesare Batacchi. Un innocente condannato all’ergastolo. Oltre ai testi dell’indagine di Ciacchi, propone una seconda parte di testimonianze e di documenti di allora curata dallo stesso Galzerano.

Chi era Ciacchi, che peraltro pubblicò altri opuscoli di denuncia come I crimini della polizia nei processi politici? L’Archivio biografico del movimento operaio rammenta che, “dopo cinque anni di orfanotrofio a Prato”, si impiegò come tipografo ed entrò nel movimento repubblicano. Nel 1891 maturò “il suo passaggio definitivo nelle file socialiste”. L’anno seguente prese parte al congresso di nascita del Psi a Genova, fondando il circolo socialista fiorentino e promuovendo la costituzione della Camera del lavoro, di cui divenne segretario. Certamente non si arricchì. Per fare fronte ai problemi economici, dovette intensificare le sue collaborazioni con i giornali: da Il Bisenzio di Prato a L’Epoca di Genova, La Martinella di Colle Val d’Elsa, la Nuova civiltà di Firenze, La Lotta di classe, l’Avanti!, La Difesa. A Novara diresse Il Lavoratore novarese, mentre dal 1902 al 1905 fu segretario della Camera del lavoro di Monza, Infine si stabilì a Milano. Scrisse per il quotidiano riformista Il Tempo, lavorò per la Società Umanitaria e per l’Università Popolare. Negli ultimi anni si occupò dell’opera Socialismo e socialisti in Italia, proseguendo il lavoro di Alfredo Angiolini.

Il Fatto Quotidiano, 3 aprile 2023

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di Mario Di Vito
STORIA DELL’ANARCHISMO. Un volume di Giuseppe Galzerano, in una ricostruzione a metà tra la ricerca storica e il giornalismo d’inchiesta, racconta l’assurdo processo contro il macchinista teatrale e i suoi compagni, finiti alla sbarra e condannati per la bomba di Firenze del 18 novembre del 1878
il manifesto, 10 febbraio 2022
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