Sogno di mezza estate

di Marco Travaglio Per tutta la stagione televisiva appena conclusa, non c’era talk show senza un paio di ospiti democratici e progressisti che mi spiegassero a fotocopia, facendosi aria col...

di Marco Travaglio

Per tutta la stagione televisiva appena conclusa, non c’era talk show senza un paio di ospiti democratici e progressisti che mi spiegassero a fotocopia, facendosi aria col Manifesto di Ventotene: “Dobbiamo stare con l’Ue contro Trump”. Versione lievemente contraddittoria del mantra precedente: “Dobbiamo stare con la Nato contro Putin”. Non avendo mai preso tessere in vita mia, né Scout, né Giovani Marmotte, tantomeno Nato e Ue, non ho mai capito in che senso un giornalista dovrebbe “stare” con qualcuno, a parte i propri lettori. Ora però, ove mai mi invitassero a un talk estivo, sarei curioso di reincontrare uno di quei fresconi per domandargli: ma tu stai ancora con la Nato e/o con la Ue? No, perché all’ultimo vertice Nato all’Aja s’è vista una massa di invertebrati con le lingue protese verso il ciuffo di Trump, reduce dalla sua prima e finora unica guerra (la sveltina in Iran). E quando si è trattato di firmare la rapina ai loro popoli togliendo il 5% di Pil alla spesa sociale per devolverlo alle armi, il mood era: “Ma il 5 non sarà poco? Dài, facciamo almeno il 6!”.

Idem per l’Ue, che tira dritto sul suo riarmo da 800 miliardi, si cala le braghe sui dazi trumpiani e lavora alacremente per portare le destre al governo nei Paesi che ancora non hanno questa fortuna: lepenisti in Francia, Afd in Germania, Vox in Spagna e Farage in Gran Bretagna (che con l’Ue non c’entra, ma si imbuca nei Volenterosi e ora arraffa pure i prestiti del riarmo europeo insieme a un altro intruso: il Canada). Infatti a presentare la mozione di sfiducia contro quello scandalo ambulante della Von der Leyen mica sono i progressisti: sono i Patrioti di destra. E, a parte i 5Stelle che ribadiscono la sfiducia iniziale, tutti gli altri balbettano. Il Pse minaccia di astenersi (è il suo atto di massima temerarietà), ma aspetta il solito piatto di lenticchie per ridire Sì alla Bomberleyen. E il Pd, tanto per cambiare, si spacca tra chi voterà la fiducia e chi intrepido si asterrà. A proposito di Pd: l’anno scorso mandò al Parlamento europeo quasi tutti i cacicchi che la Schlein – eletta segretaria proprio per questo – aveva giurato di cacciare: Zingaretti, Decaro, Bonaccini, Ricci, Gori, Nardella ecc. Ora, dopo appena un anno, Decaro e Ricci tornano in Italia perché il Pd li candida a presidenti della Puglia e delle Marche. Quindi per il Pd il Parlamento europeo, da cui passa ormai il 90% delle decisioni vitali per il nostro futuro, è una via di mezzo fra un garage di parcheggio e un trampolino di rilancio per cacicchi momentaneamente spiaggiati. Ma con che faccia i dem verranno ancora a menarcela su quanto è importante l’Ue? L’unica speranza è che di questo passo, alla ripresa autunnale della stagione televisiva, l’Ue non esista già più.

Il Fatto Quotidiano, 9 luglio 2025

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