di Marco Travaglio
Ennesimo avviso di garanzia a un politico. Ennesima canea di frasi vuote. Passo indietro o no? Giustizia a orologeria o no? Colpevole o innocente? Toti, poi Sala, ora Ricci. E mai che il leader del partito o della coalizione dica: “Ora leggo le carte e valuto i comportamenti a prescindere dalla rilevanza penale. Se sono eticamente gravi e già acclarati, l’indagato deve sloggiare. Se sono scelte opinabili, ma legittime e moralmente neutre, o se le accuse sono controverse e tutte da dimostrare, mi assumo la responsabilità di lasciarlo al suo posto e, se ne condivido la condotta, persino di difenderlo in caso di condanna”.
Toti è vecchia scuola: prendeva soldi da imprenditori che ricevevano concessioni, appalti e licenze dalla sua giunta. Si chiama corruzione: infatti, dopo essersene vantato, ha patteggiato. Chi lo difendeva come una verginella violata dalle toghe rosse dovrebbe vergognarsi, invece governa e separa i pm dai giudici, per non dover separare i politici corrotti dagli imprenditori corruttori.
Sala è della nuova scuola, infatti non risponde di corruzione, ma di falso e induzione indebita: il suo sistema ha reso inutile e quasi ingenua la vecchia mazzetta. I palazzinari si controllano e si autorizzano da soli a violare le leggi tramite i loro progettisti infilati dal sindaco nella Commissione Paesaggio: magari un giorno sapremo cosa spetta ai politici per il disturbo, ma già sappiamo quanto ci rimettono i cittadini tra mancati oneri di urbanizzazione e furti di suolo, aria e cielo.
Ricci è di un’altra scuola, la più antica: il politico che spende e spande denaro pubblico in opere e kermesse effimere per costruirsi un consenso personale, affidati a due associazioni create ad hoc dall’amico del suo factotum – uno con la terza media assunto per i social e gli “eventi” – senza gare né inviti ad altre ditte per scegliere la migliore offerta. Un classico abuso d’ufficio, purtroppo depenalizzato dalle destre su richiesta anche di Ricci e altri sindaci Pd. Che evidentemente facevano tutti come lui. Ora è indagato per corruzione, ben difficile da dimostrare col “ritorno d’immagine”. Ma le responsabilità politiche nella scelta del braccio destro e nella gestione dei soldi pubblici sono note da un anno grazie al Resto del Carlino che ha anticipato i pm. A giugno Manuela Iatì di Far West ne ha chiesto conto a Ricci, che l’ha accusata di essere “al soldo di FdI”. L’unica novità è che ora dovrà rispondere ai pm da indagato. Il Pd ha fatto finta di nulla, l’ha candidato alle Regionali (dopo un solo anno di Parlamento europeo) e ora, alla vigilia del voto, deve decidere precipitosamente che farne, come se le carte non fossero già tutte sul tavolo e l’invito a comparire cambiasse qualcosa. A furia di guardare il dito anziché la luna, rischi di perderli entrambi.
Il Fatto Quotidiano, 24 luglio 2025