Maria Elena Boschi Caricatura

Pizzini aretini

Travaglio respinge le critiche di Boschi su finanziamenti e politiche de "Il Fatto", sottolineando miglioramenti finanziari e ironizzando su sue incompetenze.

Marco Travaglio ha sapientemente demolito le accuse di Maria Elena Boschi, esponendo con un tocco di sarcasmo la superficialità delle sue affermazioni nel suo editoriale odierno. Boschi, con il suo titolo di vicepresidente della Vigilanza Rai, ha recentemente tentato di lanciare ombre su Il Fatto Quotidiano attraverso un’intervista rilasciata a Repubblica, dove suggeriva che i finanziamenti della Rai a un programma televisivo servissero segretamente a tenere a galla il giornale di Travaglio. Rispondendo con precisione quasi chirurgica, Travaglio ha prontamente sottolineato come i ricavi di Seif, società madre del giornale, mostrassero un’ampia maggioranza derivante da fonti editoriali, lasciando solo una briciola di percentuale ai contenuti media prodotti da Loft.

Non perdendo l’occasione per un pizzico di ironia, ha evidenziato come l’osservazione di Boschi sulla solidità finanziaria del giornale, migliorata del 45% nell’ultimo anno, suonasse più come un involontario elogio piuttosto che una critica. Inoltre, ha ridicolizzato l’idea di un conflitto di interessi inventato da Boschi, indicando come il giornale avesse mantenuto una linea critica coerente nei confronti della gestione della Rai, indipendentemente dalle inclinazioni politiche del momento. Con un linguaggio tagliente e un’arguzia raffinata, Travaglio ha trasformato le accuse di Boschi in un esempio eclatante di come la politica possa a volte scivolare nel teatro dell’assurdo.

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di Marco Travaglio

L’altro giorno abbiamo letto il solito pezzo fantasy del Foglio, “Un Loft in Rai per il Fatto quotidiano” e ci siamo domandati chi sarebbe stato così fesso da crederci. La risposta è arrivata a stretto giro: Maria Elena Boschi che, per via dell’occhio acuto, è vicepresidente della Vigilanza. E, in un’amorevole intervista di Giovanna Vitale su Repubblica (manca solo la domanda “Ma come fa a essere così brava?”), riesce addirittura a superare i suoi classici standard di sagacia.

1) Scopre che la Rai acquista anche format esterni (gli amici Lucio Presta, Simona Ercolani &C. le nascondono proprio tutto), anzi uno solo: La confessione di Peter Gomez, prodotta dalla nostra Loft e andata in onda su Rai3 per meno di due mesi in 7 puntate dai costi irrisori (fra l’altro nel 2024, mentre la tapina parla del bilancio 2023).

2) “I conti della società Seif, proprietaria del Fatto quotidiano, si reggono sui programmi venduti da Loft. Non lo dico io: è scritto nell’ultimo bilancio”. Quindi la poverina non sa leggere o non capisce ciò che legge: nell’ultimo bilancio i ricavi Seif si reggono sui contenuti media (tra cui Loft) per l’8,59% e sui prodotti editoriali (Fatto, sito e libri PaperFirst) per l’80,71%.

3) “Loft potrebbe far cassa grazie alla Rai e salvare il giornale… e Travaglio… dal possibile fallimento… con soldi dei contribuenti”. Il che detto, da una delle massime esperte mondiali di fallimenti (dal Pd renziano alla Banca Etruria mirabilmente amministrata da suo padre alla sua schiforma costituzionale, molto apprezzata in Niger), è uno spottone alla solidità dei nostri conti, peraltro migliorati del 45% dal 2022 al ‘23.

4) Lubrificata dalla ficcante domanda “È la ragione per cui Travaglio insiste col dire che non c’è alcuna occupazione militare della Rai, che la destra sta facendo quello che ha fatto la sinistra?”, la ex lobbista di Etruria sostiene che io sarei in “conflitto d’interessi” perché il Fatto “non esprime mai una critica verso la Rai dell’era Meloni”, anzi “Travaglio usa i guanti di velluto, arriva proprio a difenderla”. A parte la rubrica Cinegiornale Luce sulle marchette dei tg Rai e le centinaia di commenti di Padellaro, Valentini, Lerner, Crapis, Delbecchi giù giù fino al sottoscritto che ha appena definito i vertici meloniani “mix di servilismo e stupidità”, “così fessi da sembrare censori anche le rare volte in cui non lo sono”. Il che conferma che la nota aretina non sa leggere o non capisce ciò che legge, o entrambe le cose. Però è dotata di notevole humour: sennò non accuserebbe gli altri di lottizzare la Rai, avendola i renziani occupata al 100% nel 2014-‘19 e seguitando a occuparla in tante caselle chiave, dalla presidenza della Soldi al Tg3 di Moiro Orfeo, ora che non li vota più nessuno.

E non accuserebbe uno dei rari giornali di opposizione di non opporsi abbastanza mentre lei e tutta Iv si alleano con le destre in mezza Italia, votano le loro peggiori porcate e si astengono sul premierato. È spiritosa almeno quanto Repubblica, che grida un giorno sì e l’altro pure alle censure altrui avendo un direttore appena sfiduciato per aver mandato al macero 100 mila copie nottetempo per far sparire un articolo che pensava sgradito al padrone.

5) “Loft pare stia trattando con la Rai per la vendita di altri programmi”. E qui, dobbiamo confessarlo, la signora in giallo di Laterina ci ha sgamati. Dopo aver rifiutato per anni qualsiasi proposta di condurre tg e programmi Rai per via della lottizzazione, abbiamo appena rotto gli indugi, concordando coi vertici Rai un palinsesto tutto Fatto, dall’alba al tramonto: roba da far impallidire TeleRenzi e TeleDraghi, dove Pd&Iv piazzavano i meglio fichi del gruppo Espresso & Gedi, uscieri inclusi, come presidenti, direttori, conduttori, rubrichisti e ospiti fissi. Io dirigerò il Tg1 e vi trasferirò la nostra squadra di inchiestisti, perché la Meloni ha molto apprezzato i nostri scoop sui suoi Sgarbi, Santanchè, Lollobrigida, Crosetto, Corsini e la sua nuova villa con piscina. Gomez andrà al Tg2, per rilanciarli da par suo. La Lucarelli guiderà il Tg3: i vertici Rai hanno adorato i suoi colpacci su Montesano a Ballando e sulle marchette sanremesi alle sneakers di Travolta. Molti i talk show: Maddalena Oliva su gender e diritti delle donne; Silvia Truzzi su premierato e autonomia; Montanari e Lerner sul ritorno del fascismo e i migranti perseguitati; Basile, Fini, Mini, Orsini e Spinelli sulla geopolitica e i disastri meloniani da Kiev a Gaza; Lillo e Barbacetto sulle schiforme giudiziarie con Caselli, Davigo ed Esposito; la Ranieri sull’egemonia culturale della destra. Sommi rileverà Porta a Porta da Vespa, ormai inviso ai Melones per l’aggressività del suo giornalismo investigativo. Natangelo, venerato da Giorgia e soprattutto da Arianna e Lollo per le vignette sul lettone, avrà un programma di satira con Mannelli, Vauro e Disegni. Scanzi andrà in prima serata con lo spettacolo La Sciagura. Inutile precisasre chi saranno il presidente e l’ad di TeleFattoMeloni: Antonio Padellaro e Cinzia Monteverdi.

Molti lettori ci scrivono di non farci intimidire dai pizzini boschiani, e vogliamo rassicurarli: non ci sono riusciti B., Previti, Dell’Utri&C., figurarsi questa. Altri ci invitano a querelarla e ne faremmo volentieri a meno, visto che i renziani votano regolarmente l’impunità agli altri e gli altri la votano a loro. Ma a nessuno è consentito di mentire sui bilanci di un gruppo quotato in Borsa. Quindi ci vedremo nell’habitat che più le è congeniale: il tribunale.

Il Fatto Quotidiano, 11 maggio 2024

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