L’arte di dividere le masse e conservare il potere

Quando insegnano ai giovani che gli anziani in pensione gli rubano il futuro, e agli anziani che i giovani sono degli inutili bamboccioni. Quando aizzano una guerra perenne tra i...

Quando insegnano ai giovani che gli anziani in pensione gli rubano il futuro, e agli anziani che i giovani sono degli inutili bamboccioni.

Quando aizzano una guerra perenne tra i sessi a colpi di DDL sul femminicidio, ciance sul soffitto di cristallo, colpevolizzazioni preventive ad alzo zero dei maschi in quanto maschi, ecc.

Quando concentrano il discorso pubblico sulle discriminazioni razziali, presunte e reali, quando trasformano l’antisionismo in antisemitismo, quando leggono costantemente conflitti sociali e problemi di ordine pubblico con lenti etniche e razziali (pensate alla “affirmative action” negli USA).

Quando, insomma, spacchettano la società secondo linee di opposizione prepolitica, fondate su caratteristiche naturali (non storiche, non culturali, non economiche) quello che stanno facendo NON è un fraintendimento, NON è un errore di lettura dei fatti.

Certo, vi sono molti che si bevono passivamente queste sciocchezze e le ripetono con parole proprie, spesso credendosi perciò illuminati e progressisti (una prece).

Ma qui non abbiamo a che fare con un qualche errore accidentale, ma con una precisa strategia ideologica, una strategia teorizzata e governata a monte.

Costruire il discorso pubblico secondo queste linee di faglia, alimentare le opposizioni interne alla società lungo queste linee oppositive significa esaurire la capacità di reazione interne ad una società bruciandole in direzioni dove si condannano a rimanere sterili.

Ciò che tutte queste discussioni hanno in comune è di lasciare rigorosamente da parte ogni riferimento ai rapporti di potere reale.

Ci si accapiglia allo stremo su opinabilissime istanze di “potere simbolico” mentre si rimuove sullo sfondo, come un fattore accidentale, stantio e, diciamocelo, noiosetto, le questioni di potere reale: potere contrattuale, ricatto economico, gerarchie di capitale, ma anche potenza industriale e militare.

Quelle linee oppositive: giovani contro anziani, donne contro uomini, bianchi contro neri, omosessuali contro eterosessuali, ecc. presentano il grande vantaggio da permettere a chiunque di dire la propria, di sentirsi parte in causa, di “prendere posizione”, senza bisogno di sapere nulla. Infatti in quanto essere umano, naturaliter apparterrà ad una delle categorie coinvolte e avrà titolo a dire la sua. Qui tutti possono partecipare a chiacchiere che si infiammano facilmente e che lasciano sempre, costantemente, tutto com’era.

Così, ad esempio, costa un po’ di fatica capire che aver attribuito alla BCE il compito privilegiato di garantire la stabilità della moneta, sottraendola a compiti di politica economica, è una sentenza di morte definitiva e irrevocabile su ogni idea di “Europa sociale” e sui “modelli di welfare”. È pure poco sexy discuterne. Vuoi mettere riempirsi la bocca sugli sbilanciamenti di potere simbolico tra generi, sulle “microaggressioni” che solo l’attento occhio dell’opinionista da tabloid può notare, sull’infinita fuffa con cui si imbottiscono le lezioni di “educazione civica” a scuola.

Nutrire questi orizzonti di discorso non è un errore senza vittime, non è una deviazione correggibile con un “ma anche”. Coltivare quegli orizzonti di discorso significa lavorare per esaurire le risorse di tempo, rabbia ed energia della popolazione in direzioni non strutturali.

È un’assicurazione sulla conservazione del potere di chi già lo detiene.

Andrea Zhok

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