di Marco Travaglio
Per secoli fior di intellettuali hanno immaginato quanto sarebbe più pacifico il mondo se al potere, anziché gli uomini, ci fossero le donne. Uno dei primi fu Aristofane con Lisistrata e le sue amiche, promotrici di uno sciopero del sesso per costringere i governanti di Atene, Sparta e altre città greche a farla finita con la guerra del Peloponneso. Il luogo comune durò finché le prime donne non salirono al potere e si scoprì che erano guerrafondaie quanto gli uomini. Ma Indira Gandhi, Golda Meir, Margaret Thatcher erano almeno grandi statiste e nelle rispettive guerre vennero tirate per i capelli. Poi vennero le nane che scimmiottano i modelli macho-guerreschi per non sfigurare con i mandanti maschi e arraffare poltrone, come la Rice con Bush jr., la Clinton con Obama, la Harris con Biden. La Commissione Ue non è mai stata più rosa di oggi, tra la presidente Von der Leyen, la Kallas, le 4 vicepresidenti esecutive su 6 e le altre 6 commissarie su 20. Inclusa l’ormai leggendaria Hadja Lahbib, quella del kit per sopravvivere alla guerra atomica con coltellino svizzero, carica-cellulare e carte da gioco. Nessuna ha fatto un plissé sugli abominevoli piani di riarmo Ue e Nato: anzi Ursula e Kallas guidano le Sturmtruppen e adorano farsi immortalare tra nerborute soldataglie in mimetica, bombe che esplodono, missili che sibilano e caccia che sfrecciano. Ieri si discuteva della sfiducia chiesta dai Conservatori contro la Bomberleyen per i traffici sui vaccini e il Rearm senza passare dal Parlamento. E lei, anziché spiegare quelle condotte scandalose o dimettersi, ha risposto che “ha stato Putin”: “È una lotta tra democrazia e illiberalismo” (lei, che ignora il Parlamento, è la democrazia), “una minaccia dei partiti estremisti che vogliono polarizzare le nostre società con la disinformazione” (lei, che occulta i suoi messaggi con Pfizer, è l’informazione), “sono apologeti di Putin sostenuti dai nostri nemici e dai loro burattinai in Russia o altrove” (inclusi la Corte di Giustizia europea che ha giudicato illegittima la censura sulle sue chat segrete con il boss di Pfizer; e il Parlamento Ue che le ha fatto causa per non aver potuto votare il Rearm).
Poi c’è un’Ursula che non ce l’ha fatta: la pidina Pina Picierno, vicepresidente dell’Europarlamento (una dei 14), che vede Putin dappertutto. Ora, per dire, tuona contro la Campania dell’amico De Luca che ha invitato a Salerno uno dei maggiori direttori d’orchestra del mondo, Valery Gergiev, russo quindi “fiancheggiatore di Putin e del suo abietto imperialismo”, già cacciato dalla Scala da quel genio di Sala. A riprova del fatto che guerra e pace non sono questioni di genere, ma di cervelli in fuga dai rispettivi crani. Maschili e femminili.
Il Fatto Quotidiano, 8 Luglio 2025