Per capire quel che accade e potrebbe accadere sull’Ucraina, bisogna sapere che cosa si nasconde dietro gli slogan ripetuti in questi giorni da protagonisti, comprimari e comparse.
“Pace giusta”. Non è mai esistita nella storia. Le guerre finiscono in tre soli modi: 1) il contendente sconfitto si arrende e subisce le condizioni del vincitore; 2) i due contendenti in stallo, se nessuno riesce a prevalere, congelano la linea del fronte, rinviando ad altri tempi il trattato di pace che sancisce i nuovi confini; 3) il contendente in svantaggio, persa ogni speranza di vittoria ma avendo ancora molto da salvare, fa a quello in vantaggio una proposta che non possa rifiutare affinché cessi le ostilità. Il caso 1 è quello della Germania nazista e dei suoi alleati nella Seconda guerra mondiale. Il 2 è quello delle due Coree. Il 3 è quello attuale dell’Ucraina nella visione di Trump e di Putin, ma non (ancora) dell’Ue e di Zelensky.
“Non si può premiare Mosca per l’invasione regalandole terre ucraine”. Gran parte delle terre che Putin rivendica se le è già prese da un pezzo: la Crimea nel 2014, l’intero Lugansk e i tre quarti delle regioni di Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson dal 2022. L’unico “regalo” sarebbe il 25% del Donetsk: i russi possono conquistarlo manu militari con altri bagni di sangue, od ottenerlo subito a tavolino col ritiro ucraino in cambio del proprio da tutti gli altri fronti (da Sumy a Odessa).
“La Costituzione dell’Ucraina le impedisce di cedere territori”. La Costituzione può modificarla un voto del Parlamento e/o un referendum. Come nel 2019, quando l’Ucraina “neutrale” e “denuclearizzata” si autoimpose di entrare nella Nato. Lo disse Zelensky il 21 marzo 2022, quando era pronto ad accordarsi coi russi a Istanbul: “I compromessi tra Ucraina e Russia saranno sottoposti a un referendum… Anche lo status dei territori temporaneamente occupati in Donetsk, Lugansk e Crimea”. E il 28 parlò di un “referendum per modificare in pochi mesi la Costituzione sullo status neutrale dell’Ucraina”.
“La Nato garantisca la sicurezza di Kiev da future invasioni inviandole truppe di interposizione ed estendendole l’articolo 5 anche se non fa parte dell’Alleanza”. Difficile che Putin accetti truppe Nato ai suoi confini, avendo invaso l’Ucraina proprio per evitarlo. Quanto all’articolo 5, che impone a tutti i membri Nato di intervenire in difesa di uno aggredito, è improbabile che ottenga l’unanimità dei 32 soci: al massimo può prometterlo chi ci sta. Ma poi, ove mai un’Ucraina dimagrita e neutrale fosse di nuovo attaccata, deciderà chi governerà nei vari Paesi Nato se inviare truppe o infischiarsene. Quindi la promessa è scritta sulla sabbia, anzi sull’acqua. E non da volenterosi, ma da velleitari mitomani.
Il Fatto Quotidiano, 19 Agosto 2025