I sacri confini

di Marco Travaglio Da che mondo è mondo, i negoziati che seguono alle guerre cambiano i confini degli Stati a vantaggio di chi le ha vinte. In Medio Oriente le...

di Marco Travaglio

Da che mondo è mondo, i negoziati che seguono alle guerre cambiano i confini degli Stati a vantaggio di chi le ha vinte. In Medio Oriente le guerre prima difensive e poi offensive di Israele hanno modificato decine di volte i confini di tutti i suoi vicini: Cisgiordania, Gaza, Egitto, Giordania, Siria, Libano. Solo nell’ultimo anno, nell’impunità totale, il governo Netanyahu s’è mangiato una fetta di Libano e una di Siria, dove anche la Turchia (membro Nato) controlla regioni a nord. Trump ha appena mediato, dopo 30 anni di guerra sanguinosa, la pace fra l’Armenia cristiana filorussa l’Azerbaigian islamico filoturco, che due anni fa cancellò dalla carta geografica l’enclave armena del Nagorno-Karabakh, con una spaventosa pulizia etnica e l’esodo di 120 mila superstiti. Dinanzi a queste e a molte altre violazioni del diritto internazionale e umanitario, l’Occidente non ha mai fatto una piega. Ora però è bastato l’annuncio che Trump e Putin si vedranno per chiudere la guerra in Ucraina con un compromesso territoriale perché i Dem Usa e l’Europa si sollevassero come un sol uomo sbraitando che “i confini internazionali non devono essere modificati con la forza”. Ma tu pensa.

Devono soffrire di amnesia o di narcolessia. Perché sono gli stessi Paesi Nato che nel 1999, regnante Clinton, mentre fingevano di trattare con la Russia (di Eltsin, non di Putin) a Rambouillet sulla crisi serba, iniziarono a spalleggiare i secessionisti albanesi e islamisti del Kosovo, fino a bombardare Belgrado e altri centri della Federazione Jugoslava per 11 settimane, col pretesto della pulizia etnica serba e fingendo di non vedere quella dell’Uck. Risultato: dai 1.200 ai 2.500 morti civili e un esodo di 300 mila serbi e rom cacciati dalle loro case, date alle fiamme insieme a ospedali, scuole, uffici postali e 150 monasteri ortodossi. La pace di Kumanovo, ratificata dalla risoluzione Onu 1244, impose il ritiro temporaneo dell’esercito serbo dal Kosovo, ma vi riconobbe la sovranità di Belgrado. Nel 2001 Milosevic fu arrestato dal Tribunale penale internazionale: fu trovato morto nel 2006, ancora in attesa di giudizio, nel carcere dell’Aja, dove spiccava l’assenza dei criminali di guerra kosovari. Nel 2008 il Kosovo proclamò unilateralmente l’indipendenza in barba a Kumanovo e all’Onu, cioè al diritto internazionale. Ma fu subito riconosciuto da Usa, Canada, Giappone, Australia e 22 Stati Ue, Italia inclusa (non invece da altri 91 Stati, fra cui Serbia, Russia, Cina e Spagna). Nel 2014 la Crimea e parte del Donbass si staccarono dall’Ucraina con tanto di referendum dopo il ribaltone di Maidan, ma nessuno in Occidente le riconobbe. Si erano scelti il nemico sbagliato: quello che confonde il diritto internazionale con il menu à la carte.

Il Fatto Quotidiano, 13 agosto 2025

Torna in alto