Con quel che succede nel mondo, tutti gli occhi sono puntati sul comignolo della cappella Sistina per l’elezione del papa. Il capo della Chiesa cattolica, ma anche il re della Città del Vaticano, il più piccolo Stato sovrano del mondo per abitanti e territorio. Un monarca assoluto elettivo, detentore dei tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) senza controlli esterni. Il corpo elettorale è una ristretta oligarchia: i cardinali sotto gli 80 anni, tutti nominati dai predecessori del nuovo papa, soprattutto dall’ultimo. Il sistema elettorale è proporzionale, ma con maggioranza qualificata dei due terzi. Non esiste astensionismo, anzi un paio di over 80 si sono taroccati la data di nascita per entrare in conclave; e i malati possono votare a distanza da Santa Marta. Non esistono candidati, almeno formali, anzi molti papabili fanno sapere di non volerne sapere. Quanto di più lontano dagli Stati “normali”. Anche per questo, oltreché per i solenni rituali e le pittoresche liturgie, la magia di una tradizione bimillenaria, il fascino del gregoriano e del latino, lo scenario celestiale della Sistina, il profumo d’incenso e la puzza di fumo nero e bianco, l’aura di spiritualità che tutto pervade e che i credenti attribuiscono allo Spirito Santo (la persona più misteriosa della Trinità), l’elezione del Papa cattura tanta attenzione. Anche, ma non solo.
Cos’altro induce così tanta gente, dai livelli alti a quelli bassi della scala sociale, a trattenere il fiato fino all’Habemus Papam per conoscere il nome di un capo spirituale e temporale che, sulla carta, conta pochissimo negli equilibri del mondo? È un re senza esercito e senz’armi, se non quella della parola (o della Parola). Ha, sì, un popolo di 1,3 miliardi di fedeli, che però quando votano si dividono in mille rivoli in un mondo definitivamente secolarizzato. E, da quando ai primi del ’900 le grandi potenze hanno perso il diritto di veto sul Conclave, nessun papa s’è schierato apertamente a favore di questo o quel governo: semmai contro scelte politiche incompatibili con la dottrina sociale e morale della Chiesa. Che non cambia a ogni morte di papa: è la stessa da duemila anni, anche se lo stile e l’eloquio dei vari pontefici ne sottolineano questa o quella sfumatura. E allora perché i leader del mondo, a partire dai più potenti, trafficano perché vinca tizio o almeno perdano caio e sempronio? Perché, anche se si dicono religiosissimi e cattolicissimi, non ci capiscono nulla. Come gli opinionisti che delirano di destra, sinistra, centro, conservatori, progressisti, riformisti, poi addirittura invocano “un papa occidentale” (come se la Chiesa fosse una succursale della Nato). Le uniche a capire sono le persone semplici. “Ti rendo lode, Padre…, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”.
Il Fatto Quotidiano, 8 maggio 2025