I “banditi”, l’eroe partigiano e le dune: la Cutro di Pasolini
Nel 1964 Pier Paolo Pasolini scelse le dune gialle di Cutro per rifare la Gerico del Vangelo secondo Matteo
Nel 1964 Pier Paolo Pasolini scelse le dune gialle di Cutro per rifare la Gerico del Vangelo secondo Matteo
Testo della lettera che Oriana Fallaci scrisse a Pier Paolo Pasolini dopo la sua morte il 16 novembre del 1975
La «tolleranza» della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni.
Dissento completamente dall’articolo sul «mammismo» (mi vergogno addirittura a scrivere questa parola che mi sembra cosi volgare) apparso su «Noi donne».
So da una intervista del «Paese Sera» che Marcuse avrebbe definito i giovani studenti «i veri eroi del nostro tempo». Dunque anche Marcuse è un adulatore?
Il vantone (Lo spaccone) è un testo teatrale di Pier Paolo Pasolini, composto nel 1963. È una traduzione in gergo romanesco del Miles gloriosus, commedia in cinque atti di Plauto. Recensione di Ennio Flaiano
Come si diventa scrittori? Come si rivela questa «divina» attitudine e come si riesce a concretarla nel libro destinato al pubblico? Cioè, quali strade bisogna percorrere per dare all’atto dello scrivere un contenuto pratico?
“Una vita violenta” è un film del 1962 diretto da Paolo Heusch e Brunello Rondi, tratto dall’omonimo romanzo di Pier Paolo Pasolini.
A ogni altra considerazione sul film che Pasolini ha tratto dal Vangelo secondo Matteo bisogna avanzare una premessa: l’azzardo ha avuto già il suo premio nel coraggio, nella buona fede, nella rigorosa aderenza al testo sacro.
Ora «Il Vangelo secondo S. Matteo» riesce nelle sale restaurato da Mediaset proprio in concomitanza con l’invasione del film di Gibson
Accettate che il vostro umile critico non si sogni nemmeno di fare paragoni cinematografici: vi basti la certezza che registi credenti e bigotti riescano a fare solo dei santini, mentre registi atei possono firmare dei capolavori dello spirito