Cos’è l’aggettivo qualificativo e quali sono i suoi diversi gradi

Nel cap. VIII della sua "Grammatica della lingua italiana" (1953) Giuseppe Fanciulli spiega cos’è l’aggettivo qualificativo e quali sono i suoi diversi gradi.

Nel capitolo VIII della sua Grammatica della lingua italiana (III edizione, anno 1953 – Società Editrice Internazionale – Torino) l’illustre professor Giuseppe Fanciulli ci spiega con chiarezza cos’è l’aggettivo qualificativo e quali sono i suoi diversi gradi.

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VIII – L’AGGETTIVO QUALIFICATIVO

1. — Nella frase Il Vangelo è il libro più grande, più bello e più buono, le parole grande, bello, buono si aggiungono al nome libro, per indicarne delle qualità. Dunque: l’aggettivo qualificativo è la parola che indica una qualità del nome.

2. — Gli aggettivi qualitativi si declinano come i nomi, variando in genere e numero. Si distinguono poi in due classi. Entrano nella prima classe gli aggettivi che hanno una desinenza per il maschile e una per il femminile; es. valoroso, valorosi; alta, alte; formano la seconda classe gli aggettivi che hanno una sola desinenza, tanto per il maschile quanto per il femminile; es.
un bambino felice, una mamma felice; un signore potente, una veste elegante. Il plurale, per tutt’e due i generi, in questa classe, è i; es. gli alunni diligenti, le alunne diligenti.

3. — Una stessa qualità può essere attribuita a un nome in vario grado; perciò l’aggettivo qualificativo ha più gradi.

Se io dico: il gelsomino è odoroso, il gelsomino è più odoroso della viola, il gelsomino è odorosissimo, indico diverse gradazioni dell’aggettivo odoroso. Nel primo caso l’aggettivo significa semplicemente la qualità, e il suo grado si dice positivo; nel secondo, la stessa qualità è presa come criterio di paragone fra i due fiori che la possiedono in modo differente, e quindi il grado di quell’aggettivo si dice comparativo; nel terzo caso indico che tale qualità è posseduta dal gelsomino in grado massimo, e il grado dell’aggettivo si dice superlativo.

4. — Il comparativo è di tre specie. È di maggioranza: quando la qualità è posseduta dal nome, a cui si riferisce, in grado maggiore; si forma premettendo all’aggettivo la parola più, alla quale corrisponde, dinanzi al secondo termine di confronto, la particella di o la congiunzione che.

Di regola si usa il che davanti a un aggettivo, a un participio, ad un infinito, a una preposizione; in tutti gli altri casi si adopra il di, anche nelle forme articolate; es. Fiesole è più antica di Firenze. – Gli orologi sono più esatti delle meridiane. – Il bracco è più tenace che rapido. – I grandi esempi devono essere più imitati che ricordati. – È più facile dire che fare. – La velocità è più agevole in discesa che in salita.

Il comparativo è di minoranza, quando la qualità vien posseduta dal nome in grado minore. Dinanzi all’aggettivo si pone la parola meno, e dinanzi al secondo termine del paragone la particella di, anche nelle forme articolate, o la congiunzione che. Per l’uso del di e del che vale la regola già esposta; es. Luigi è meno studioso di Gustavo. – L’oro è meno utile del ferro. – La vite è meno bella che utile. – Certi libri sono meno letti che citati. – Il ricordare con gratitudine è meno comune che l’accettare un benefizio. – Le giornate sono meno lunghe d’inverno che d’estate.

Il comparativo è di uguaglianza, quando la qualità è di grado equivalente nei due termini messi a confronto. Si forma con le particelle cosìcome; tanto – quanto. Si può sopprimere la particella dinanzi al primo termine, e usare soltanto, dinanzi al secondo termine, le espressioni come, quanto, non meno di; es. Roma è così bella come gloriosa. – L’imperatore Tito fu tanto giusto quanto generoso. – L’amor di patria è naturale come nobile. – Le frutta sono buone quanto sane. – Firenze fu famosa per civiltà non meno di Atene.

5. — Il superlativo può essere assoluto o relativo.
Il superlativo assoluto esprime una qualità nel suo grado massimo, e si forma sostituendo alla desinenza dell’aggettivo il suffisso -issimo (-issima, -issimi, -issime); es. La magnolia ha un fiore odorosissimo. – Tra Bologna e Firenze è stata costruita una linea ferroviaria direttissima. – Virgilio e Orazio sono due poeti grandissimi. – Roma, Firenze, Venezia, Milano hanno ricchissime gallerie d’arte.

Il superlativo relativo esprime una qualità in grado massimo, ma relativamente; cioè nel confronto con la stessa qualità posseduta da persone o cose della medesima specie. Si forma premettendo l’articolo il (o i, la, le) al comparativo di maggioranza o di minoranza, secondo che il grado dell’aggettivo è massimo nel più o nel meno; es. Virgilio è il più grande dei poeti latini. – La virtù è il più desiderabile dei beni. – Non è vero che il povero sia il meno felice degli uomini.

Le parole il più, il meno (i, la, le) possono essere disposte diversamente nella frase, e anche senza che si esprima la categoria di persone o cose in cui la qualità significata dall’aggettivo ha grado superlativo; es. Le ore più belle sono quelle del riposo dopo una fatica bene spesa. – Spesso l’egoista è l’uomo meno intelligente.

Riassumiamo in uno specchietto quanto finora abbiamo detto a questo proposito.

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