ddl Calderoli sull’Autonomia

L’autonomia differenziata è eversiva. Danneggerebbe tutto il Paese, moltiplicando le disuguaglianze

L’approvazione in Consiglio dei ministri e in Conferenza unificata Stato-Regioni del ddl Calderoli sull’Autonomia rappresenta un passo avanti decisivo per continuare a dividere l’Italia.

FACCIAMO ECO

Il regionalismo che farà a pezzi la Repubblica

di Giuseppe De Marzo

L’approvazione in Consiglio dei ministri e in Conferenza unificata Stato-Regioni del ddl Calderoli sull’Autonomia rappresenta un passo avanti decisivo per continuare a dividere l’Italia. Se applicato, il ddl affosserebbe i diritti universali nel nostro Paese. I patrioti di FdI sono passati dall’urlare «prima gli italiani» al sussurrare «prima i ricchi», a prescindere dall’etnia. Il che dimostra come il colore della pelle e la razza non siano il vero elemento del contendere. Razzismo e xenofobia sono da sempre tratti distintivi delle destre, come confermano le parole vergognose di Matteo Piantedosi sui migranti lasciati morire in mare. Ma Giorgia Meloni va oltre, dimostrando la grande capacità trasformista della destra italiana, rimangiandosi tutti gli slogan degli anni di (finta) opposizione. Altro che patria e difesa delle famiglie impoverite. Se si portasse a compimento il progetto dell’autonomia differenziata, la Repubblica nata dalla Liberazione non esisterebbe più. Attribuire la potestà legislativa esclusiva alle Regioni addirittura di 23 materie di competenza dello Stato (scuola, lavoro, salute, ambiente…) sarebbe una catastrofe che segnerebbe la fine dell’unità della Repubblica.

Ma ve lo immaginate, dopo quello che abbiamo visto durante la pandemia, continuare a insistere sulla privatizzazione della sanità invece che sul Sistema sanitario nazionale pubblico? Il “turismo sanitario” alimentato da Regioni come la Calabria verso le cliniche private della Lombardia a causa dall’assenza di livelli uniformi di prestazione diverrebbe la normalità. Immaginate quello che cambierebbe nella didattica scolastica se affidata all’esclusiva competenza regionale? E cosa significherebbe gestire senza una visione d’insieme il territorio nazionale? E per il lavoro, l’impatto che avrebbe sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici la contrattazione regionale? Scelte del genere porterebbero a uno spaventoso aumento delle disuguaglianze tra cittadini e cittadine sulla base della residenza, disuguaglianze già fuori controllo per l’assenza di politiche e investimenti adeguati. Dalla padella alla brace della secessione dei ricchi e dello smembramento della Repubblica in tante piccole patrie, con tanti piccoli cacicchi che difendono i loro piccoli regni. Alla faccia dell’indivisibilità della Repubblica.

Non sarebbe dunque solo un problema per il Sud, dove, basandosi sulla spesa storica, verrebbero istituzionalizzati i livelli illegali di povertà e disuguaglianze. L’autonomia differenziata danneggerebbe tutto il Paese. Questo spiega perché sino a poco tempo fa il progetto è stato discusso in segreto, in assenza totale d’informazione per i cittadini. Un fatto gravissimo che dimostra la pessima qualità della nostra democrazia e l’attitudine, spesso bipartisan, dei nostri governanti a non volersi confrontare con i cittadini. Bipartisan perché i protagonisti iniziali del progetto eversivo sono stati i presidenti di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Proprio l’ex candidato alla segreteria Pd, Stefano Bonaccini, è stato con Attilio Fontana e Luca Zaia un grande sostenitore dell’autonomia differenziata. Ulteriore conferma della distanza tra quel ceto politico e i bisogni reali dei cittadini. Se avesse davvero cambiato idea, come affermato di recente, dovrebbe per coerenza revocare l’intesa già firmata con il governo Gentiloni.

Le conseguenze del regionalismo asimmetrico sarebbero catastrofiche. Fermare il progetto è prioritario per difendere la Repubblica. Facciamo eco!

L’Espresso, 12 marzo 2023

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