Luciano Canfora: “Ecco perché l’Occidente invasore non può dare lezioni alla Russia”

Lo storico Luciano Canfora ospite di "Battitori Liberi" su Radio Cusano Campus.

Intervista al Professor Luciano Canfora
Data di pubblicazione:
18 agosto 2025 (Canale YouTube di Tag24)

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Conduttore 1: È stata creata una collana all’interno di una casa editrice che si chiama Dedalo. La collana prende il nome del grande scrittore visionario George Orwell ed è curata dal professor Luciano Canfora che è in collegamento con noi. E con grande emozione lo accogliamo. Professore, bentrovato.

Conduttore 2: Benvenuto, professore.

Canfora: Salute. Salve. Salve.

Conduttore 1: Eccoci. Grazie per aver accettato il nostro invito. Allora, professore, perché le chiedo subito, al di là dell’aspetto specifico dei conflitti in atto, qual è lo scenario che, diciamo, lei analizza dietro a questi conflitti? Qual è il panorama più ampio che si può vedere dietro a questa fase storica, professore?

Canfora: Ma il panorama più ampio si può ricavare anche dall’esperienza del secolo precedente, del 20º. In sostanza la politica che le potenze occidentali hanno condotto quando nacque la Russia sovietica, nel ’18, praticamente, fu strangolarla in culla, appena nata e quindi ci fu l’intervento militare inglese, francese, cecoslovacco, anche un pugno un po’ di italiani e i francesi mandarono 20.000 soldati audesta. Gli inglesi che occuparono Archangel e pensavano di strangolarla in pochi mesi.

Armavano le truppe dei bianchi cosiddetti, Colchak, Denisin e compagnia. La cosa andò diversamente in realtà anche per un meritevole, diciamo pure, eh comportamento del presidente americano Wilson, il quale cercava una composizione con la Russia comunque anche per evitare che dalla guerra mondiale si arrivasse ad un’altra guerra mondiale.

La Russia sopravvisse a questo attacco, fu accerchiata per tanto tempo, fu riconosciuta tardi, molto tardi. Non so, l’Italia e l’Inghilterra la riconobbero nel ’24, gli Stati Uniti molto dopo. E la seconda guerra mondiale vide un attacco proditorio tedesco nel ’41, la Russia reagì in maniera, devo dire, molto corale, nazionale e al termine del conflitto nel quale si saldò l’amicizia con l’America di Roosevelt, ottenne un punto fermo, una cintura di sicurezza, potremmo dire, intorno ai propri confini.

L’esperienza delle invasioni l’aveva avuta al tempo di Bonaparte nell’800, al tempo di Pietro Grande nel ‘700. Quindi la Russia è sempre stata invasa da occidente e questa volta dopo la seconda guerra mondiale 27 milioni di morti ottenne un ordine internazionale che le garantisse la sicurezza. Quando è crollata l’Unione Sovietica come impalcatura politica, ma non certamente come stato, come statualità, la NATO ha pensato per iniziativa essenzialmente americana di mangiare tutto lo spazio intermedio arrivando fino ai confini. La causa del conflitto è quella lì.

E la soluzione verrà quando da parte occidentale si capirà che un nuovo ordine comporta una cintura di sicurezza che separi dei corpi tendenti al conflitto. Questo è il punto. Certo. Verrà domani, avverrà tra un mese, questo non lo sappiamo.

Conduttore 2: Cintura che diciamo fino al 1989 in qualche modo esisteva—professore, mi corregga se sbaglio—, poi dopo noi occidentali, sebbene questo concetto di occidente sia decisamente più complesso di come noi lo utilizziamo, abbiamo eroso questa fascia. A me ha colpito, professore, una recente dichiarazione di Marco Travaglio. Volevo sapere cosa ne pensasse lei, secondo cui ad oggi, diciamo, la Russia non ci vede come una minaccia e quindi da questo punto di vista noi non avremmo da temere dalla Russia. Ma se continuiamo con questa narrazione della guerra, con questa narrazione del riarmo, se i paesi confinanti con la Russia, penso ad esempio alla Polonia, si armano fino ai denti, beh, potrebbe anche accadere che la Russia comincia a guardarci con un occhio diverso e allora, diciamo, la situazione potrebbe cambiare qualche rischio lo corriamo. Da questo punto di vista, dice Travaglio, in realtà noi non dobbiamo aver paura della Russia, ma delle elite belliciste che oggi guidano l’Occidente e l’Europa in particolare. Lei che pensa di questo?

Canfora: Ma se ho capito bene la domanda, perché purtroppo la voce è molto lontana, mi vien da dire che l’elemento nuovo preoccupante è la Germania di Merz, l’attuale Germania che dopo la vittoria appunto del cancelliere Merz che rappresenta la parte più conservatrice della CDU, abbiamo ascoltato codesto cancelliere dire avremo in Germania il più potente esercito di tutta l’Europa.

Non escludo, non escludo che, come ha fatto Israele che si è impadronita della bomba atomica senza averne il permesso, anche la Germania voglia arrivare a questo, cioè avere una sua forza atomica come ce l’ha la Francia, come ce l’ha l’Inghilterra. E quello che non riuscì a Hitler perché non arrivò a tempo a fare l’atomica, arrivarono prima gli americani, potrebbe riuscire a Merz.

E siccome Merz è convinto sostenitore della necessità dell’egemonia tedesca sull’Europa, più il più potente esercito, lui vuole, lui è un pericolo, cioè è un pericolo che si serve di una propaganda allarmistica consistente nel dire esiste il pericolo russo. Chi conoscesse la storia saprebbe che la Russia non ha mai attaccato a occidente in tutti i suoi secoli di storia, quindi è una menzogna spudorata che mira a che cosa? Ad accentuare la tensione fino ai limiti che potrebbero diventare limiti insostenibili.

Conduttore 1: Certo, anzi lei ci ha appena spiegato che proprio nella storia della Russia c’è un retaggio, diciamo, psicologico, cioè la paura di essere invasi dall’occidente. Professor Canfora, lei come vede l’Italia? La sudditanza italiana, ruolo e degli Stati Uniti e questo è andato acclarato. Ma secondo lei è una sudditanza che è aumentata o è sempre la stessa in questo momento?

Canfora: Ma se parliamo del dopoguerra dal tempo di De Gasperi in avanti, ci sono stati alti e bassi. De Gasperi era una oggi persona di grande serietà e e fu ingannato, potremmo dire, quando gli spiegarono che il patto atlantico non comportava basi straniere sul nostro territorio. Poi lui morì nel ’54.

Dopo ci sono stati episodi di indipendenza, non so Craxi, l’episodio di Sigonella, ma se vogliamo Moro è stato molto abile nel cercare di fare per esempio una politica mediorientale diversa da quella voluta soprattutto dall’amministrazione statunitense. Quindi non c’è una linea continua. Il paradosso della situazione attuale è che l’attuale dirigenza italiana guarda contemporaneamente all’America e alla Germania. Questo è stravagante, per cui sarebbe auspicabile seguire le vampate pacifiste di Trump, ammesso che lui riesca a fare qualcosa.

Trump si era illuso di fare in breve la pace del qua e là, non ce l’ha fatta perché l’Europa non la vuole. Allora, non si può essere contemporaneamente amici di Trump che vuole comunque arrivare ad accordi di pace e amici di Merz che vuole comunque riarmarci fino ai denti. Perciò è una politica contraddittoria.

Conduttore 2: Professore, spostando lo sguardo al Medio Oriente, io noto un certo doppio pesismo. Da un lato non si risparmiano critiche ferocissime al Cremlino e ad esempio penso al nostro presidente della Repubblica si invoca la supremazia del diritto internazionale, però io non registro la stessa severità nei confronti di Israele e di Netanyahu, anzi diciamo a seguito dell’attacco israeliano all’Iran non si registrano proprio dichiarazioni da parte del nostro capo dello Stato, ad esempio. Lei come qualifica questa differenza di approccio?

Canfora: Ma e se la memoria non mi inganna, il nostro presidente della Repubblica era ministro della difesa nel governo D’Alema, 1999 che partecipò all’attacco assolutamente ingiustificato contro la Jugoslavia, i bombardamenti di Belgrado. Quindi anche allora fu violato il cosiddetto principio del diritto internazionale. Allora, memoria, coerenza e autocritica, questo è il mio suggerimento.

Conduttore 1: Bene.

Conduttore 2: Straordinario.

Conduttore 1: Sì, professore, l’ultimissima domanda è sull’Europa. Perché si ha la sensazione che l’Europa, che diciamo noi immaginiamo, possa avere in realtà, appunto, un ruolo di mediatore, di pace per cultura, per retaggio politico culturale? Questo momento sembra quella più accecata, no, dal riarmo, eh, dagli attacchi russi. Che cosa sta accadendo all’Europa invece in questa fase?

Canfora: Ma la domanda mi pare molto ben fatta, tranne in un punto che cioè l’Europa non è mai stato un posto proteso alla pace. L’Europa ha provocato ben due guerre mondiali, una sull’altra— la seconda, peggio della prima—, sostanzialmente per spinta imperialistica, violenta. Nella prima guerra mondiale addirittura si volevano spartire il mondo togliendo spazio alla Germania e dandolo all’Inghilterra e alla Francia. Quindi l’Europa ha colpe spaventose. Ipocrisia a non finire, quando ha perso quota politica militare è diventata buona di animo.

Adesso alcuni personaggi pericolosi, soprattutto Merz, a suo modo il povero Macron, poi i volenterosi di Starmer che è uscito dall’Europa, però comanda sull’Europa, hanno ripreso la voglia di fare politica guerresca in proprio. Quindi, se c’è una caratteristica dell’Europa è di provocare guerre.

Conduttore 2: Io in conclusione, Gianluca, vorrei ricordare uno degli ultimi lavori del professor Canfora che è Dizionario politico minimo perché l’ho letto da poco, una lettura edito dalla Fazi a cura dell’amico Antonio di Siena che vi consiglio di leggere perché è veramente un compendio piccolo, agile, denso ed estremamente utile. Poi se vuoi ricordiamo…

Conduttore 1: …e poi noi ricordiamo perché l’abbiamo anche invitato proprio per presentarlo perché riteniamo che sia uno strumento interpretativo analitico utile in questa fase che è questa collana che si chiama “Orwell” all’interno del lavoro della casa editrice Dedalo. Noi abbiamo già presentato un libro, quello del generale Fabio Mini, ma ci sono altri libri che sono, no, professore, come dire, degli strumenti, eh come dire per avere una prospettiva, un’alternativa di…

Canfora: …beh, dire soprattutto notizie, notizie, notizie che la nostra stampa non fornisce con la necessaria larghezza.

Conduttore 1: Notizia, notizia. Bella questa definizione.

Conduttore 2: Eh già, eh già.

Conduttore 1: Grazie davvero, professor Canfora, è stato un onore e un piacere averla in collegamento con noi.

Canfora: Salute. Buon lavoro.

Conduttore 1: Buon lavoro anche a lei. Grazie a Luciano Canfora, ospite de Battitori Liberi qui su Radio Cusano.

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