Le previsioni fasulle di Draghi e le analisi azzeccate di noi “putiniani”

Alessandro Orsini critica aspramente l'ex premier italiano Mario Draghi e i suoi sostenitori, per le promesse fallite relative alla politica di invio di armi all'Ucraina per contrastare la Russia.

Alessandro Orsini critica aspramente l’ex premier italiano Mario Draghi e i suoi sostenitori, per le promesse fallite relative alla politica di invio di armi all’Ucraina per contrastare la Russia. Orsini sostiene che, contrariamente alle assicurazioni di Draghi, che prevedevano un indebolimento della Russia e un avvicinamento alla pace, gli esiti sono stati diametralmente opposti in diversi ambiti: il sostegno alla guerra ha aggravato il conflitto, le sanzioni non hanno rovinato l’economia russa ma hanno piuttosto danneggiato l’Europa, l’industria militare russa non è stata indebolita, e il supporto interno a Putin è cresciuto anziché diminuire. L’autore accusa inoltre i media italiani di essere compiacenti e corrotti, diffondendo una narrativa ingannevole e distante dalla realtà, e mette in discussione la reputazione di Draghi come risorsa preziosa per il futuro dell’Italia, sottolineando come le sue politiche abbiano fallito miseramente.

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di Alessandro Orsini

È giunto il momento di giudicare Mario Draghi e i “draghiani” come Carlo Calenda, Enrico Letta e molti altri. Draghi aveva fatto sette promesse agli italiani in cambio del sostegno all’esecrazione della diplomazia per sconfiggere la Russia con l’invio di armi.

La prima promessa di Draghi assicurava che l’invio di armi avrebbe protetto la vita degli ucraini. In sintesi, più armi italiane, meno morti ucraini. È accaduto esattamente il contrario. L’enorme investimento della Nato nella guerra ha causato un investimento ancor più grande da parte della Russia e quindi un numero spropositato di morti tra gli ucraini e distruzioni smisurate. Questa rubrica l’aveva previsto, ma per il Corriere della Sera, che ha sbagliato tutte le previsioni con una regolarità statistica stupefacente, era “putinismo”. La seconda promessa di Draghi assicurava che l’invio di armi italiane avrebbe avvicinato la pace. È accaduto esattamente il contrario. L’investimento della Nato nella guerra ha aggravato la guerra, al punto che oggi si teme uno scontro nucleare. Questa rubrica l’aveva previsto, ma era “putinismo”. La terza promessa di Draghi assicurava che le sanzioni avrebbero mandato la Russia in bancarotta sovrastata dall’economia europea. È accaduto esattamente il contrario. Il Pil della Russia è cresciuto mentre Germania e Unione europea sono andate in recessione. Questa rubrica l’aveva previsto, ma era “putinismo”. La quarta promessa di Draghi e draghiani assicurava che il prolungamento della guerra avrebbe provocato il crollo dell’industria militare della Russia sovrastata da quella della Nato. È accaduto esattamente il contrario. L’industria militare della Russia sovrasta quella della Nato. Questa rubrica aveva detto: “La Russia sta combattendo con una mano dietro la schiena”, ma era “putinismo”. La quinta promessa dei draghiani assicurava che le sanzioni avrebbero azzerato i consensi di Putin in procinto di essere rovesciato. È accaduto esattamente il contrario. La Nato ha spinto i russi a compattarsi intorno a Putin dilagante nei consensi. Questa rubrica l’aveva previsto, ma era “putinismo”. La sesta promessa di Draghi assicurava che l’invio di armi avrebbe consentito all’Ucraina di spazzare via la Russia con una controffensiva strabiliante. È accaduto esattamente il contrario. I russi hanno falcidiato gli ucraini. Questa rubrica l’aveva previsto, ma era “putinismo”. La settima promessa di Draghi è che l’Occidente avrebbe ottenuto l’isolamento della Russia. È accaduto esattamente il contrario. La Russia è sempre più integrata nel sistema internazionale con amici potentissimi. Questa rubrica l’aveva previsto, ma era “putinismo”.

Guido Crosetto ha raccolto l’eredità di Draghi. Entrambi sono stati liberi di inviare tutte le armi che hanno voluto in gran segreto. Il fallimento delle loro politiche è solare. Tuttavia, il 99% della stampa italiana e delle trasmissioni radiofoniche e televisive non lo dice. Il che rende evidente la corruzione dell’informazione in Italia, compenetrata dal potere politico. L’osservazione sociologica mostra che il sistema dell’informazione in Italia sulla politica internazionale svolge la stessa funzione sociologica che svolge in Iran, Cina, Russia, Siria e Corea del Nord: la funzione di diffondere la propaganda nelle case degli italiani diffamando gli studiosi che ragionano in base ai fatti.

Alla luce dell’evidenza empirica, vorrei capire in che senso e in quale ambito Draghi sarebbe il “migliore”, al punto che molti leader di partito continuano a indicarlo come una risorsa per il futuro dell’Italia.

Il Fatto Quotidiano, 2 aprile 2024

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