Zelensky ha chiesto, in tono disperato, di incontrare Putin per fermare la guerra immediatamente. Le ragioni della disperazione di Zelensky sono numerose.
La prima è che Trump non intende investire per sconfiggere la Russia. Il Corriere della Sera si esalta a ogni insulto di Trump contro Putin. Si illude tutti i giorni che Trump prepari un nuovo sbarco in Normandia. Le cose stanno così: Trump è disposto a vendere alcuni Patriot alla Germania affinché li “giri” a Zelensky, a cui, in futuro, potrebbe dare anche qualche missile. Non possiamo saperlo, ma non è questo il punto. Il punto è che Trump non investirà mai per sconfiggere la Russia. Farà soltanto operazioni di facciata. La sconfitta della Russia sul campo richiede la guerra nucleare. Trump non vuole sconfiggere Putin. Vuole soltanto guadagnare un po’ di soldi con la guerra vendendo armi a un’Europa in preda al panico. Per capire ciò che sta accadendo, dobbiamo osservare Trump attraverso Machiavelli. Merz e Meloni chiedono a Trump di dare qualche arma a un uomo disperato e lo chiedono con gli occhi che scoppiano di lacrime. Trump deve per forza fingere di avere compassione. Il Principe deve essere spietato, ma deve anche fingersi compassionevole agli occhi dei sudditi giacché – questa è la lezione fondamentale di Machiavelli, Pareto e Gramsci – il potere politico poggia su un misto di forza e di consenso. La suddita Meloni deve poter dire che Trump è un brav’uomo che ha a cuore gli ucraini. È meglio essere dominati da un uomo buono che da un uomo cattivo. Ecco perché Meloni giura spasmodicamente che Trump continuerà a sostenere l’Ucraina.
La seconda ragione della disperazione di Zelensky è che, con il passare del tempo, la Russia diventa sempre più forte e l’Ucraina sempre più debole. La dinamica della guerra è chiarissima: quanto maggiore è il volume di fuoco dell’Ucraina contro la Russia, tanto più grande è il volume di fuoco della Russia contro l’Ucraina. Per ogni passo avanti, l’Ucraina farà due passi indietro. Per ogni proiettile della Nato che l’Ucraina lancerà contro la Russia, la Russia lancerà dieci proiettili contro l’Ucraina. Siccome Zelensky l’ha capito, vuole incontrare Putin subito. La terza ragione della disperazione di Zelensky è che gli Stati Uniti fanno un passo indietro in Ucraina e la Cina uno avanti. Da una parte, Trump dichiara che questa non è la sua guerra. Dall’altra parte, Xi Jinping dichiara che è sempre più la sua. Il ministro degli Esteri cinese ha detto a Kaja Kallas che la Cina non può permettere che la Nato sconfigga la Russia in Ucraina. E poi le crisi si moltiplicano svuotando i magazzini americani. La Cina, senza guerre per procura, fa il pieno di armi e munizioni.
Nella storia della disperazione di Zelensky, la svolta è stata la controffensiva ucraina, iniziata il 5 giugno 2023. Sebbene la Nato abbia dato a Zelensky tutto quello che poteva, il fallimento è stato colossale. L’Ucraina è morta allora. Il Principe ha gettato l’Ucraina nelle fauci della Russia. Ma attenzione: essere gettati in pasto ai lupi da un Principe buono è meglio che essere gettati in pasto ai lupi da un Principe cattivo. L’Unione europea poteva vincere la guerra con la Russia in due soli modi: con le armi o con la retorica. Putin le ha tolto le armi e Gaza le ha tolto la retorica. L’Unione europea non ha più niente per combattere. Non ha le armi. E non ci sono più parole. Se “Putin ha fallito”, come ama ripetere Giorgia Meloni, figuriamoci l’Europa.
Il Fatto Quotidiano, 22 luglio 2025