Il grande bluff della difesa europea
L’UE corre al riarmo senza strategia, spinta dalla paura di Trump e Putin. Più armi, più debito, più affari per l’industria bellica, meno autonomia vera.
L’UE corre al riarmo senza strategia, spinta dalla paura di Trump e Putin. Più armi, più debito, più affari per l’industria bellica, meno autonomia vera.
Tutti si armano sempre di più in un periodo di tensioni dicendo che lo fanno per sentirsi più sicuri ma allo stesso tempo rendono il mondo sempre più insicuro dove la miccia si può accendere da un momento all’altro.
Se non l’avessimo sperimentata per 14 anni a suon di governi tecnici e trame quirinalizie, oggi dovremmo piangere per la post-democrazia che dilaga in Europa. Ma continua a raccontarsi e a raccontarci la fiaba della democrazia che combatte l’autocrazia dei Putin e dei Trump.
Karl Popper ci aveva avvertiti. E non ieri, ma quasi ottant’anni fa. Ne La società aperta e i suoi nemici spiegava che le democrazie muoiono non tanto per l’assalto dei barbari, ma per la manipolazione interna della verità.
O il vecchio continente impara a essere giovane, dinamico e politicamente autonomo, oppure si rassegni a diventare un museo a cielo aperto per turisti cinesi e americani.
Isolare diplomaticamente Mosca non è più una strategia praticabile, ha dichiarato Keith Kellogg.
E anche la sovranista, patriota e Cristiana Giorgia Meloni si è piegata agli ordini della guerrafondaia Ursula von der Leyen.
Trump, Zelensky e gli europei stanno disperatamente cercando di far digerire al pubblico l’amara verità ed evitare le responsabilità.
Mille studenti universitari sardi ogni anno lasciano la Sardegna. Si iscrivono negli atenei del Continente. O addirittura all’estero. E non ritornano più.
Il vero pericolo proviene da Bruxelles, non da Mosca. I tecnocrati continentali delirano, non gli basta la mazzata ucraina e vogliono buttar via centinaia di miliardi per il riarmo.
Tutti si stracciano le vesti perché Trump sta avvicinando la pace in Ucraina più di quanto abbiano fatto i santoni dell’atlantismo progressista in tre anni di carneficina.
La borghesia bellicista e il ritorno del mostruoso
Ursula Von der Leyen vuole aggirare il voto del Parlamento Europeo per quanto riguarda il suo folle pacchetto di riarmo da 800 miliardi di euro.
La credibilità si misura nelle scelte, e finora l’unica scelta fatta è stata quella di restare sempre un passo indietro rispetto a chi comanda davvero. Perché chi comanda parla poco, decide molto e non ha bisogno di spiegare ogni giorno a se stesso che esiste.
Paolo Mieli infligge il colpo di grazia a Trump: boicotta i cocktail all’ambasciata USA e arruola l’Europa per la guerra. Alla Casa Bianca tremano.
Le due incendiarie – L’Unione è condannata all’irrilevanza se, invece di prendersela con Trump, non richiama all’ordine i rappresentanti che vogliono prolungare la guerra: da Von der Leyen all’estone Kallas
Il problema non è tanto Macron in sé, quanto il fatto che le sue follie trovano eco in un’Europa che non sa più distinguere tra strategia e isteria.
Le recenti elezioni all’interno del blocco e dei suoi stati satelliti hanno mostrato una decisa emarginazione dei candidati non appartenenti all’establishment.
Prima dice che è bello non far più guerre ma poi ci parla dei guerrieri europei del passato “feroci, formidabili, orgogliosi e vittoriosi”, e della guerra come “l’esperienza plenaria, l’accadimento fatidico, il momento della verità”.
Antonio Scurati su Repubblica celebra la guerra come “genesi di senso”, cercando di vendere il riarmo a un’Europa disillusa. Ma chi morirebbe per Ursula e Soros?
Com’era prevedibile, Donald Trump torna a giocare la carta dell’isolazionismo strategico, sventolando la minaccia di un ritiro degli Stati Uniti dalla NATO.
Rispetto al conflitto russo-ucraino, versione ufficiale vuole che la svolta sia avvenuta in un’ora e mezzo di telefonata tra Trump e Putin.
Oggi Landini, di fronte al folle piano di Ursula Von Der Leyen ha subito cercato un freno a mano e l’ha trovato proprio a Bruxelles, dove partecipa all’esecutivo della Confederazione europea dei sindacati.
Lo spettacolo offerto alla stampa dall’incontro tra Zelensky e Trump sembra emblematico degli ultimi rantoli del partito della guerra. Domandiamoci chi guadagni da questo conflitto e avremo i primi schizzi del mostro.
Qualcosa si muove, finalmente, nella morta gora italiana. Mentre gli euro-pusher del bellicismo si oppongono alla pace in Ucraina, i 5Stelle e Avs non sono più soli nel rifiuto del pensiero unico armato.
Il miliardario ha ricordato l’ammissione del senatore Chris Murphy sul fatto che Washington abbia contribuito a favorire un “cambio di regime” nel 2014.
Il blocco ha aumentato le importazioni di GNL dal paese sanzionato, secondo i dati del settore.
Ministro , il popolo ha fame! “Che mangino ostriche…con IVA abbattuta al 10-%” La distanza tra i problemi del Paese e le priorità di chi partecipa alle degustazioni di ostriche…
Sono i leader di un Paese che ne determinano la politica ed ogni volta è solo questione di portare il popolo dove lo si vuole.