Mattarella legge le rassegne stampa?
Il presidente italiano Sergio Mattarella sembra sempre più distaccato dalla realtà.
Il presidente italiano Sergio Mattarella sembra sempre più distaccato dalla realtà.
La manifestazione del 15 marzo vuole coprire la deriva bellica dell’UE, alimentando un sogno europeo ormai smentito dai fatti: guerra, austerità e autoritarismo.
La diplomazia di Donald Trump segue le norme e i rituali delle organizzazioni mafiose. L’obiettivo è spartirsi il mondo con le altre due superpotenze autoritarie: la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping. Resta il dubbio fondamentale se l’Unione Europea riuscirà a difendere i valori di un ordine internazionale liberale.
Fa la saputella. Ma non sa neanche di cosa parla. O peggio, mente sapendo di mentire. L’ultima di Giorgia Meloni ha del clamoroso.
Il presidente della repubblica italiana è stato stamane a Hiroshima, ha visitato il Memoriale eretto in ricordo dei bombardamenti atomici del 1945, incontrando tra l’altro i superstiti di una tale…
Il liberalismo italiano, purtroppo, ha sempre subito questa fascinazione autoritaria. È una cosa di cui i liberali italiani non riescono proprio a liberarsi.
È meglio investire nella pace e nei rapporti commerciali con la Russia piuttosto che in un gigantesco piano di riarmo che non cambierebbe i rapporti di forza.
Meloni al Consiglio europeo: “Riarmo non è la parola adatta: il 74% degli italiani vuole investimenti nella sanità, non nelle armi”. Giusto: quindi avrebbe dovuto bocciare il piano, non chiedere di chiamarlo in un altro modo.
Siamo davvero arrivati a un punto nel quale non c’è altra soluzione che ingaggiare un’improbabile gara a chi ha il missile più grosso o la testata più distruttiva?
Questa non è una manifestazione per l’autonomia europea, ma per il riarmo a spese nostre. Non è una dimostrazione di indipendenza dalle grandi potenze, è una dichiarazione di totale subordinazione a Washington.
L’Europa ha scavato la sua fossa con le sue stesse mani, e ora ci dicono che dobbiamo armarci fino ai denti per non finirci dentro.
Non sarà che questo delirio, tanta folle passione per la guerra e per il riarmo, di fronte a minacce veramente poco probabili, sia dovuto sostanzialmente al fatto che le imprese pagano mentre il welfare no?
Finire il lavoro, dice. Quale lavoro? Lo sterminio? Il genocidio? La riduzione definitiva della Striscia di Gaza a un cumulo di macerie, senza bambini, senza scuole, senza ospedali? Trump non usa giri di parole.
Sono trascorsi ormai 16 lunghi mesi da quando a Gaza è iniziata la soluzione finale che continua ancora adesso. Questi che organizzano manifestazioni a favore di Ursula Von der Leyen…
Anche dal Giappone Mattarella non ha perso tempo per alzare il ditino e sostenere l’insostenibile. Sostanzialmente ci racconta che non è ancora il momento di parlare di pace.
Si tanno mobilitando forze legate a portafogli che sono multipli dei portafogli di Musk e fanno tremendamente sul serio. Stanno riorganizzandosi con rapidità intorno al nuovo folle obiettivo: minacciare la Russia inventando una minaccia russa.
Se l’Italia entrasse in guerra con la Russia, gli italiani scapperebbero come gli ucraini per non andare al fronte.
L’UE deve rafforzarsi per difendersi, ma anche riflettere sull’impotenza della democrazia, in regressione in tutto il continente.
di Francesca Vettori Eh, ma certo, perché uno pensa che l’America sia il Paese delle opportunità, il faro della democrazia, il laboratorio del futuro, e invece si ritrova in un…
L’UE corre al riarmo senza strategia, spinta dalla paura di Trump e Putin. Più armi, più debito, più affari per l’industria bellica, meno autonomia vera.
Tutti si armano sempre di più in un periodo di tensioni dicendo che lo fanno per sentirsi più sicuri ma allo stesso tempo rendono il mondo sempre più insicuro dove la miccia si può accendere da un momento all’altro.
Se non l’avessimo sperimentata per 14 anni a suon di governi tecnici e trame quirinalizie, oggi dovremmo piangere per la post-democrazia che dilaga in Europa. Ma continua a raccontarsi e a raccontarci la fiaba della democrazia che combatte l’autocrazia dei Putin e dei Trump.
Karl Popper ci aveva avvertiti. E non ieri, ma quasi ottant’anni fa. Ne La società aperta e i suoi nemici spiegava che le democrazie muoiono non tanto per l’assalto dei barbari, ma per la manipolazione interna della verità.
O il vecchio continente impara a essere giovane, dinamico e politicamente autonomo, oppure si rassegni a diventare un museo a cielo aperto per turisti cinesi e americani.
Isolare diplomaticamente Mosca non è più una strategia praticabile, ha dichiarato Keith Kellogg.
E anche la sovranista, patriota e Cristiana Giorgia Meloni si è piegata agli ordini della guerrafondaia Ursula von der Leyen.
Trump, Zelensky e gli europei stanno disperatamente cercando di far digerire al pubblico l’amara verità ed evitare le responsabilità.
Mille studenti universitari sardi ogni anno lasciano la Sardegna. Si iscrivono negli atenei del Continente. O addirittura all’estero. E non ritornano più.
Il vero pericolo proviene da Bruxelles, non da Mosca. I tecnocrati continentali delirano, non gli basta la mazzata ucraina e vogliono buttar via centinaia di miliardi per il riarmo.
Tutti si stracciano le vesti perché Trump sta avvicinando la pace in Ucraina più di quanto abbiano fatto i santoni dell’atlantismo progressista in tre anni di carneficina.