Professionisti dell’inganno: come il sistema digerisce i suoi oppositori
Gli “scappati di casa” del M5S, da dilettanti a leader competenti, hanno fatto meno danni dei veterani, ma la politica italiana resta prigioniera del suo eterno declino.
Gli “scappati di casa” del M5S, da dilettanti a leader competenti, hanno fatto meno danni dei veterani, ma la politica italiana resta prigioniera del suo eterno declino.
Conte dichiara finito il campo largo, rifiutando un’alleanza con Renzi e criticando la leadership di Schlein. La frattura nel centrosinistra appare irreversibile.
Il Movimento 5 Stelle affronta una crisi interna, con tensioni tra progressisti e conservatori. La leadership di Conte guida verso una nuova identità politica.
Italia Viva esclusa dalla coalizione in Liguria dopo un ultimatum del M5S. Tensioni nel centrosinistra mettono a rischio l’alleanza in vista delle elezioni regionali.
Schlein accusa gli altri di fame di poltrone, dimenticando che il PD le occupa da 20 anni. E il rinnovamento? Ah sì, abbracciare Renzi e sbraitare contro AVS.
Conte e Grillo si fanno la guerra nel M5S: Conte vuole rifondare, Grillo vuole il controllo. Nessuna differenza di programma, solo ego in collisione.
Il Movimento 5 Stelle rischia di spaccarsi. Di Battista potrebbe essere l’unico a guidare un cambiamento radicale, mentre Conte e Grillo sono a un bivio politico.
Scissione nel M5S sembra certa: Grillo contro Conte per riprendere il controllo e tornare ai valori originari, con vecchi leader pronti a rientrare in gioco.
La recente discussione sulla cittadinanza italiana, alimentata dai successi olimpici e dalle polemiche razziste, evidenzia la necessità di riformare l’acquisizione della cittadinanza per gli stranieri nati e cresciuti in Italia. Attualmente, il sistema è basato sullo ius sanguinis, ma molti, inclusi il Movimento 5 Stelle, propongono lo ius scholae, che lega la cittadinanza al completamento di un ciclo scolastico. Questa proposta, più equilibrata dello ius soli, ha guadagnato consensi e potrebbe finalmente riconoscere i diritti di tanti giovani che si sentono italiani. * * * di Giuseppe Conte In questi giorni, sull’onda dei trionfi azzurri alle Olimpiadi di Parigi e delle becere polemiche razziste che ne sono seguite, si è riacceso il dibattito sull’acquisto della cittadinanza italiana da parte di stranieri che vivono nel nostro Paese. In realtà, sono anni che se ne parla perché ci sono tante ragazze e tanti ragazzi che sono nati e cresciuti in Italia o che comunque vivono qui da anni, parlano italiano, si sentono italiani a tutti gli effetti, ma non hanno i nostri stessi diritti perché il nostro ordinamento giuridico li considera «stranieri». La politica ha il dovere di affrontare questa questione responsabilmente, tenendo a bada reazioni emotive o pregiudiziali ideologiche. Riassumiamo lo «stato dell’arte». Oggi in Italia la cittadinanza si ottiene principalmente in base allo ius sanguinis, cioè se si nasce da cittadini italiani o se da essi si viene adottati. Lo straniero maggiorenne che pure si sente «italiano» di fatto incontra enormi difficoltà e molteplici paletti: ha la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana solo se risiede nel nostro Paese da almeno 10 anni e se dimostra di avere redditi sufficienti al sostentamento, di non avere precedenti penali e di non essere in possesso di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica. I minorenni di origine straniera, poi, pur se nati e cresciuti in Italia, non possono vantare il possesso di un documento che attesti la loro «italianità». Questi ragazzi possono presentare la richiesta per diventare cittadini italiani entro un anno dal compimento del diciottesimo anno d’età solo se hanno risieduto legalmente e senza interruzioni nel nostro Paese sino al raggiungimento della maggiore età. I partiti di destra, da FdI alla Lega, di fronte a questi problemi preferiscono mettere la testa sotto la sabbia, inclini come sono ad affrontare il tema dell’immigrazione in base a schemi ideologici e propagandistici e perlopiù sotto la limitativa lente dell’approccio securitario legato all’ordine pubblico. I partiti di sinistra, dal Pd ad Avs, propongono una riforma che contempla l’acquisto della cittadinanza italiana in base allo ius soli, per il solo fatto di nascere su suolo italiano. Non possiamo rimanere più indifferenti, come vorrebbero i partiti di destra. Nell’anno scolastico 2021/2022 gli studenti privi della cittadinanza italiana erano all’incirca 872.360, pari a oltre il 10% degli iscritti nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie. La formazione scolastica rimane un potente fattore di integrazione, ma la privazione della cittadinanza rischia di alimentare stereotipi e rappresentazioni sociali e culturali costruite sulla «diversità», con il risultato di depotenziare il processo di condivisione di principi e valori fondamentali su cui si regge la nostra comunità nazionale. Ma non appare convincente neppure una riforma basata sullo ius soli come proposto dai partiti di sinistra. Una riforma del genere produrrebbe l’effetto di attribuire la cittadinanza a chi, anche occasionalmente, nasce su suolo italiano, senza alcuna considerazione per i necessari processi di integrazione. Il sistema complessivo ne uscirebbe completamente squilibrato. Ci ritroveremmo, infatti, a cumulare i due diversi modi di acquisto della cittadinanza (ius sanguinis e ius soli), mentre di solito gli ordinamenti giuridici — per mantenere il giusto equilibrio — privilegiano l’uno o l’altro, salvo gli opportuni contemperamenti. È per queste ragioni che il Movimento 5 Stelle da tempo si batte per l’introduzione di una riforma basata su un diverso criterio: lo ius scholae, che condiziona l’acquisizione della cittadinanza al compimento di un intero ciclo di studi per quei bambini nati o arrivati in Italia entro i 12 anni d’età. Sin dalla scorsa legislatura abbiamo presentato una proposta di riforma della cittadinanza ispirata a questa soluzione, che abbiamo ripresentato in questa legislatura. Il dibattito di questi giorni segnala aperture verso una simile soluzione anche da parte di Forza Italia, di Azione e di varie forze sociali e sindacali. La soluzione dello ius soli — voluta dal Pd e da altri partiti di sinistra — non gode del necessario consenso parlamentare, ma sarebbe irragionevole per questi partiti rifiutare la soluzione meno radicale, ma più equilibrata dello ius scholae. Insomma, ci sono i numeri per finalizzare questa proposta di legge in Parlamento e riconoscere i diritti di tanti bambini e ragazzi che sono nati o comunque sono cresciuti in Italia, che studiano e giocano con i nostri figli e si sentono di fatto «italiani». In materia di diritti non ha alcun senso fermarsi alla contrapposizione ideologica o invocare schieramenti secondo la logica binaria maggioranza/opposizione. Con il Movimento 5 Stelle, alla ripresa dei lavori parlamentari proveremo a spingere perchè si compia questo passo avanti, questo grande gesto di civiltà, sperando che il dibattito di questi giorni non rimanga solo l’eco di un flatus vocis dovuto alla calura estiva.
Senza Conte, il M5S rischia di sparire, ma Grillo deve decidere se partecipare attivamente al rilancio o restare in disparte.
Grillo spinge per un 5Stelle moderato con Conte, ma insiste sull’umorismo per voti, ignorando i temi seri. La crisi iniziata nel 2021 richiede un ritorno a “né destra né sinistra”.