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Luca (2021) | Trascrizione italiana

Il film narra la storia di Luca Paguro, una creatura marina che stringe amicizia con Alberto Scorfano, un impavido coetaneo, e, insieme, vanno alla scoperta del mondo degli umani.
Luca (2021)

Tra gli anni ’50 e gli anni ’60, Luca Paguro è un mostro marino preadolescente che vive sul fondo del Mar Ligure, vicino alla cittadina immaginaria di Portorosso. Luca trascorre le sue giornate come pastore, radunando banchi di pesci. I suoi genitori, Daniela e Lorenzo, gli impediscono di risalire in superficie per paura che gli umani possano ucciderlo, ma questa restrizione finisce per annoiare Luca. Un giorno, in dubbio se andare o meno in superficie, incontra un altro giovane mostro marino di nome Alberto Scorfano, che è stato molte volte sulla terra in un isolotto vicino a Portorosso. Quando gli chiede di seguirlo, Luca scopre che sia lui che Alberto possono trasformarsi in umani quando si asciugano sulla terra. Vanno quindi al nascondiglio di Alberto, una piccola torre sull’isola piena di oggetti da collezione, dove Alberto afferma di vivere con suo padre. Qui Luca trova un poster che mostra una Vespa, e i due decidono di passare i giorni seguenti a crearne una da zero, mentre Luca tenta di mantenere la sua doppia vita nascosta ai suoi genitori, parlandone soltanto con la nonna, che mantiene il suo segreto.

Presto, tuttavia, Lorenzo e Daniela scoprono cosa sta facendo Luca e decidono di mandare il figlio più in profondità nell’oceano da suo zio Ugo, il fratello di Lorenzo. Sconvolto, Luca scappa in superficie con Alberto e insieme si recano a Portorosso, un tipico villaggio di case colorate della costa ligure, dove presto attirano l’ira del bullo locale: il pluricampione della Portorosso Cup, Ercole Visconti. Proprio mentre Ercole sta per immergere la testa di Luca in una fontana (il che svelerebbe la sua identità di mostro marino), i due vengono salvati da una ragazza di nome Giulia Marcovaldo, che li porta a casa sua dove vive con il padre Massimo, un esperto cacciatore di pesci che sta cercando da anni di uccidere un mostro marino, poiché ne ha grande paura. Nel frattempo, Daniela e Lorenzo non riescono a trovare Luca da nessuna parte, così decidono di risalire in superficie per cercarlo. Mentre sono lì, iniziano a spruzzare acqua su alcuni bambini per trovare Luca.

Luca, Alberto e Giulia decidono di partecipare alla Portorosso Cup per vincere una Vespa. La gara consiste in tre sfide: nuotare, mangiare un piatto di pasta e andare in bicicletta per i vicoli della città. I tre decidono di dividersi le sfide: Giulia si incarica di nuotare, Alberto di mangiare la pasta e Luca di andare in bicicletta. Con il tempo, Ercole inizia a diffidare dei ragazzi e Luca e Giulia iniziano ad avvicinarsi di più. Quando Giulia parla di andare a scuola a Genova, dove risiede con la madre, dato che trascorre solamente l’estate a Portorosso con Massimo, Luca inizia a interessarsi all’argomento. Alberto, geloso, fa cadere in mare aperto lui e Luca. Usciti dall’acqua, dopo una discussione, Alberto rivela la sua identità a Giulia appena Luca dice di volere andare a scuola con lei. Allora Ercole attacca Alberto insieme ai suoi compari, Ciccio e Guido, ma Luca rimane in silenzio riguardo la sua vera identità. Sentendosi tradito, Alberto si ritira nel suo nascondiglio.

Tornata a casa, Giulia versa dell’acqua su Luca, rivelando la sua identità di mostro marino. Tuttavia, invece di giudicarlo, Giulia si dimostra preoccupata che qualcuno possa ferire Luca se mai venisse scoperto e lo manda via. Luca ritrova Alberto nel suo nascondiglio, il quale gli rivela che in realtà ha vissuto da solo da quando il padre lo ha abbandonato. Luca decide di partecipare comunque alla Portorosso Cup in nome della loro amicizia. Il giorno stabilito, Luca e Giulia partecipano alla gara senza Alberto. Dopo aver completato due delle sfide, iniziano la corsa in bicicletta. A un certo punto inizia a piovere e Luca cerca di evitare di trasformarsi di nuovo in mostro marino indossando uno scolapasta. Quando Alberto cerca di aiutare Luca, si trasforma ed Ercole gli tira addosso una rete. Anche sapendo che il suo segreto verrebbe svelato, Luca corre sotto la pioggia per salvare l’amico. Giulia colpisce Ercole per impedirgli di ferirli, ma finisce per farsi male. Luca e Alberto la riportano in città. Quando arrivano, Ercole cerca di uccidere Luca con una lancia, ma Luca lo respinge difendendosi. Tutta la città di Portorosso vede che i mostri marini non sono poi così pericolosi, soprattutto Massimo, che ringrazia i ragazzi per aver aiutato la figlia.

Luca si riunisce con i genitori, così festeggiano a casa di Giulia. Alberto rivela in seguito di aver venduto la Vespa che lui e Luca hanno vinto nella gara per comprare un biglietto a Luca in modo che possa andare a scuola con Giulia. Il film si conclude con la famiglia di Luca, Massimo e Alberto (che ha deciso di restare a Portorosso) che vedono Luca e Giulia andar via dalla stazione ferroviaria.

Durante i titoli di coda, si vedono alcune immagini delle esperienze future che faranno i protagonisti in seguito agli eventi del film.

* * *

Luca (2021) – Trascrizione italiana

Senti, Tommaso, dobbiamo proprio pescare qui vicino all’isola?

Ti preoccupi troppo.

Non so. E se fossero vere le vecchie storie?

Ma dai, Giacomo. Credi davvero nei mostri marini?

Capitano cose strane, in queste acque.

Sono storie inventate.

Per tenerci lontani dalle zone dove si pesca bene.

Ma Tommaso…

Lascia fare.

Così va meglio.

E quello cos’è?

L’hai mancato. Andiamocene, prima che torni.

Io te l’avevo detto.

Che mostro!

Terrificante!

I pesci sono fuori dal pescile!

No, no, no!

La mamma mi ucciderà!

Caterina!

Aspetta!

Buongiorno, signor Branzino. E mi scusi tanto.

Come sta la signora?

Ciao, Luca.

Mi scusi, ha visto…

Sì.

Giuseppe, torna qui!

Vuoi scappare come Enrico?

Perché ti informo che o è morto oppure è… in giro da qualche parte. Per il mondo.

Ma è più facile che sia morto.

Ok, ci siete tutti.

Monnalisa, cos’è quel sorrisetto?

Altro da dichiarare?

Giuseppe.

Che ti ho appena detto?

Oh, Giuseppe.

Bene, muoviamoci.

Buongiorno.

Buongiorno.

Salve, signora Aragosta.

Ciao, Luca!

Buongiorno!

Buongiorno!

Ok. Via libera.

Se avete bisogno, chiedete.

Domande?

No? Ok.

Giuseppe…

Mostri terreni! Tutti sotto lo scoglio!

Luca!

Il pranzo è pronto!

Eccomi, arrivo!

Andiamo! Dobbiamo tornare.

Due minuti di ritardo. C’era una barca?

Eri nascosto?

Sì, mamma.

Perché se ti vedono anche solo di sfuggita…

Credi che vengano per fare amicizia?

No.

Per chiacchierare?

No.

No, vengono per fare massacri.

Voglio che sia chiaro.

Grazie, mamma.

Quando ero piccola io, era raro vedere una barca.

E poi, sai, non avevano motori, solo sudati mostri terreni ai remi.

Ciao, nonna.

Ciao, Bollicina.

Ciao, papà.

Luca!

Guarda la mia Chelinda. Fa la muta.

Oh, è splendida.

Mai visto un granchio da esposizione così bello.

Oh, forte.

Non guardarla negli occhi!

Scusa.

E non scusarti. Lei coglie ogni debolezza.

Su, mangia, Luca.

Dobbiamo battere i Branzino al granchio-expo, quest’anno.

Tutti venerano Bianca Branzino per i suoi granchi pluripremiati…

e la sua prodigiosa imitazione del delfino. Ti prego!

Sappiamo farla tutti.

Visto?

Chissà perché i delfini fanno quei versi.

Non è più facile parlare?

Luca. A che cosa stai pensando?

Ecco, mi stavo chiedendo… da dove vengono le barche?

Dalla città dei mostri terreni. In superficie.

Una volta ho vinto a carte contro un tizio.

Mamma! Che cosa dici?

Ha l’età per sapere certe cose.

Sei stata in superficie e hai mutato forma?

No! No! Fine! Dacci un taglio!

Ero solo curioso.

Beh, il pesce curioso viene pescato.

Qui non si nomina, invoca, contempla… o sfiora mai e poi mai la superficie. Intesi?

Sì, mamma.

Tieni. Ora torna al lavoro.

Ehi.

Guardami negli occhi.

Ti voglio bene, lo sai?

Sì, mamma.

Siamo un po’ preoccupati per lui, vero?

No, grazie! Io sono sazio.

Bu!

Tranquillo. Non sono umano.

Per fortuna.

Tieni, reggilo.

Tu abiti da queste parti?

Quaggiù? No, no, no. Cercavo la mia roba.

Ehi! Aspetta, quello è mio!

Signore? Hai dimenticato l’arpione…

Ah, sì. Grazie!

Cosa? Ma che cosa fai?

No, no!

Oh, no!

Aiuto!

Prima volta?

Certo che sì! Sono un bravo bambino, io!

Ehi, rilassati.

Respira.

Allora? Non è fantastico?

No! È sbagliato e io non dovrei trovarmi qui.

Buona giornata.

Grazie.

Buona giornata. Di nuovo.

Nonna… davvero sei stata su in…

Ok, ascoltate. Lui è Smuca.

Sì. Ora c’è lui di guardia, chiaro?

Wow. Scena straziante.

Tieni.

Andiamo.

Aspetta. Mi sembra ancora di sentirla.

È la coda fantasma. Ti ci abituerai.

Giusto. Camminare.

Sei fortunato. L’ho praticamente inventato io.

Inizia tirando su un pezzo dopo l’altro.

Come una pila di rocce.

Perfetto! Insomma, può andare.

Ecco, camminare è come nuotare. Ma senza le pinne. Né la coda.

E anche senz’acqua. Per tutto il resto è uguale.

Prova, dai.

Non ci siamo. Riprova.

Prova a guidare con la testa. No, più pancia.

Questo si chiama sdraiarsi. Proviamo così: fa’ un passo senza pensarci troppo.

No, non pensarci.

Non riesco a non pensare.

Ok, ok. Guarda.

Punta i piedi dove sei diretto. Ok?

E quando senti che stai per cadere, sostieni il peso.

Sì, esatto.

Bene. Bene.

Sì. Sì!

Ci sto riuscendo!

Non male, ragazzino. Alberto Scorfano.

Luca Paguro.

È una cosa da umani. Sono un esperto.

Che vuol dire?

Quello che hai detto?

Vieni, ti faccio vedere una cosa!

Per tutte le perle!

Tu vivi qui?

Sì. Con mio padre.

Ma lui non c’è mai. Così faccio come voglio.

Non è pericoloso?

È una bomba! È tutto molto meglio, in superficie.

Tipo, che cos’altro?

L’aria!

La gravità! Ovvero, caduta libera!

Il cielo. Le nuvole. Il sole.

Non guardarlo. Scherzavo. Guardalo quanto ti pare.

E poi ci sono le cose degli umani.

Come vedi, colleziono oggetti da molto tempo, per cui chiedimi pure.

Sì. La magica signora Cantamusica.

Non funziona, purtroppo.

L’hai aggiustata!

Quella cos’è?

Quella è la più grande invenzione degli umani.

La Vespa.

Salti in sella e lei ti porta dove vuoi.

In ogni anfratto del mondo!

“Vespa è libertà”.

Sì!

Roba forte, eh?

Già.

Ne costruisci una? Hai un mucchio di pezzi.

Ho un mucchio di pezzi.

Eccome se la costruisco! Mi aiuti?

Io? Sì! Aspetta! Non posso.

Devo tornare a casa.

Ora?

Sì, se i miei sapessero dove sono… sarebbe un disastro. Per cui, grazie ma…

Addio. Per sempre.

[un’ora dopo…]

Ok, però ora devo veramente andare.

Ok. Ciao.

[quarantacinque minuti dopo…]

Devo andare ora, sul serio. Tipo, all’istante.

Ok. Ci si vede.

[due ore dopo…]

È anche meglio che sul poster.

Esatto.

Scappo.

A domani.

Luca! Dove sei stato?

Non dire “superficie”.

In superficie.

Scusa, che cosa hai detto?

Cos’è quello? Un piede?

Luca.

Io…

Vuoi dirci dov’eri?

È colpa mia.

Gli avevo chiesto dei cetrioli di mare.

Giusto! Scusa, nonna, non ne ho trovati.

Mamma, la sua vita è più importante dei tuoi spuntini.

Grazie.

Come l’hai portata giù?

Guidandola.

Non è vero. L’ho spinta giù dalla finestra.

Ce n’è voluto per rimontarla, ma ora va.

Pronto a guidarla?

Beh, grazie, ma no, grazie.

Insomma, penso potrei morire.

Ok, guido io. Tu reggi la rampa.

Signore, non vogliamo studiarla meglio?

Fa’ quello che vuoi, ma non muoverti!

Non è la mia specialità, sono più la mente che…

Arrivo, gravità!

Tutto a posto! Concentrati!

Fermo, fermo!

È morto. L’ho ucciso!

T’è piaciuto?

Oh, mamma.

Hai visto a che altezza ero?

Ci sai fare, con la rampa.

Dai, ne costruiamo un’altra.

Tuffati, Luca!

Che c’è in quel cervello bacato?

Che c’è in quel cervello bacato?

Dobbiamo scendere insieme.

Siedi dietro e reggi davanti, altrimenti si smonta.

E chi regge la rampa?

La tartaruga. Dai, è più veloce di quanto sembri.

Ok. Sono pronto.

Che fai, monti?

No. Neanche tra un milione di anni.

Ehi, so qual è il problema. Hai un Bruno in testa.

Un Bruno?

Sì. Capita anche a me.

“Alberto, non ce la fai”. “Alberto, così muori”.

“Alberto, non mangiare quella roba”.

Luca, è facile. Non ascoltare quel babbeo di Bruno.

Perché si chiama Bruno?

Che importa. Chiamalo come vuoi.

Ma zittiscilo. Di’: “Silenzio, Bruno”.

Più forte!

Lo senti ancora?

No. Sento solo te!

Bene! Ora reggiti!

Sì!

Uh-oh.

Sì!

Sì! Siamo vivi! Non posso crederci!

Alla faccia tua, Bruno!

Sì!

Che cosa sono quelle lucine?

Acciughe. Vanno là, a dormire.

Davvero?

Già.

E il pesciolone le protegge. Una volta l’ho toccato.

Non so, sembrava un pesce.

Wow.

La tua vita è piena di emozioni e avventure.

Io non faccio mai niente.

Al massimo posso sognare.

Ma sei venuto qui.

Grazie a te.

Altrimenti non avrei mai visto questo.

Sei mai stato nella città?

Sì!

No.

Ma mio padre me ne ha parlato. Quindi sono praticamente un esperto.

Tuo padre è un tipo forte.

Sei fortunato, ti lascia libero.

Già. È vero.

Sai il quasi-schianto sullo scoglio?

Quando eravamo sospesi in aria e io gridavo: “Sì!” E tu, invece: “No!”

Non sarebbe pazzesco avere una vera Vespa?

Sì. Un sogno a occhi aperti.

Già.

Oh, Luca, guarda!

Vespe selvagge!

Luca, guida tu!

Sì, vai!

Avanti, veloce!

Sì!

Lo sto facendo, Alberto! Lo sto facendo!

Alberto?

Oh, no! Mi sono addormentato!

Cosa?

Daniela, dobbiamo proprio farlo?

Fare cosa?

Figliolo, sei in guai seri.

Devi prometterci… che non scapperai più in superficie. Mai e poi mai.

Vi chiedo scusa.

Però, ecco, non è così pericoloso, lassù.

Potrei mostrarvelo.

Che ti dicevo? Ha istinti suicidi.

Mamma, noi siamo sempre attenti.

“Noi”?

Io e il mio amico Alberto.

Tranquilli, è uno di noi.

Infatti. Dietro c’è sempre un’influenza negativa.

Meno male che mi avete chiamato.

Luca, lui è mio fratello, tuo zio Ugo.

Grazie per essere venuto fin qui in così poco tempo.

Figurati.

Ciao, Luca. È un vero piacere…

Luca, dagli un pugno sul cuore.

Esatto. La cosa rossa. Colpisci.

Più forte!

Ti ringrazio. Troppo ossigeno, qua sopra.

Niente a che fare con gli abissi. Come vedrai.

Cosa?

Laggiù la luce non arriva, comunque non c’è niente da vedere.

O da fare. Zero assoluto. Ci sei solo tu, i tuoi pensieri… e tante carcasse di balena da mangiare.

Fluttuanti bocconcini che ti arrivano in bocca.

Non puoi fermarli, non li vedi.

Stando a bocca aperta, la materia entra da sola.

Sì, buoni. Te li consiglio.

Andiamo. Il tempo vola.

Mamma, che vuol dire?

Starai dallo zio Ugo per il resto della stagione.

Non esiste!

Due stagioni, allora. Vogliamo fare tre?

Perché mi fai questo?

Il mondo è un posto pericoloso, Luca… e se, per proteggerti, devo spedirti negli abissi oceanici, che sia.

Non sai com’è lassù!

Ma conosco te. E so cos’è meglio per te.

È deciso.

Ehi, guardami negli occhi.

Ti voglio bene, lo sai?

Mi spediscono negli abissi!

Dal mio folle e traslucido zio.

Che faccio?

Resti?

Qui? Verrebbero a cercarmi.

Ok, qui potrebbe essere…

ma credi che ti cercherebbero anche laggiù?

Non esiste. È una follia.

Io dico che laggiù pullula di Vespe. Dev’essercene una per noi.

Una vera Vespa.

Dici che sopravvivremmo?

Io e te? Possiamo fare qualunque cosa.

Nuotiamo fin là, troviamo il signor Vespa…

Dici che esiste un signor Vespa?

Dovrebbe, no?

Sì. Continua.

E gli diciamo: “Signor Vespa, ce ne costruisca una così”!

È il più bel disegno che abbia mai visto.

Sì, lo so. Luca, ma ci pensi.

Tutti i giorni un posto nuovo e di notte dormiremo sotto i pesciolini.

Nessuno che ci dica cosa fare. Io e te da soli.

Liberi.

Arrivo, gravità!

Sì!

Vieni!

Sì!

Papà, cos’è quello?

Come ci arriviamo?

Sarà una passeggiata.

Ma evita di bagnarti.

Per me c’è troppa gente.

Ehi!

Che c’è in quel cervello bacato?

Ha funzionato.

Visto?

Tu fa’ quello che faccio io.

Classico paese umano. Forte, eh?

Tocca a te. Di’ la frase.

Signore, che c’è in quel cervello bacato?

Forse l’ho pronunciata male?

Wow!

Alberto, questo posto è pericoloso.

Andiamocene via.

Per andare dove?

Il signor Vespa!

Rieccolo.

Ti prego, abbi pietà di noi.

Idolo di Portorosso in arrivo!

Mi fate arrossire.

Chi vuole vedermi pappare un mega-panino?

Trovato. Ecco come gireremo il mondo.

Ci passi la palla?

Dillo a Ercole, stai bene?

La testa mi…

Non dico a te, Ciccio! Levati!

Piccolina mia, se avessi anche il minimo graffio…

Qualcuno è fortunato, oggi.

Chi è il fortunato?

Forestieri?

Vi do il benvenuto.

Ciccio?

Piacere di conoscervi, punto primo. Punto secondo… adoro i vostri abiti alla moda.

Dove li avete presi, all’obitorio?

All’obitorio.

Sto scherzando.

Senta, signor Vespa…

Signor Vespa?

Che simpaticone.

Sono Ercole Visconti, cinque volte vincitore della Portorosso Cup.

La Portorosso che?

La Portorosso Cup!

Come avrei comprato la mia bellissima Vespa?

Basta guardare. È troppo bella per te.

Che tenero.

Non riesce neanche a parlare.

E puzza come il retro della pescheria.

Il mio amico è profumato.

Scusa, scusa. Ora sistemo tutto.

Ciccio, Guido.

Che vuoi fare?

Luca!

Alberto!

Solo un bagnetto.

No, no!

È bello.

No!

Oh, guarda chi c’è: Vomitulia.

Wow. È così che ti alleni per la gara?

Il tuo regno del terrore è… al termine!

“Al termine”.

Come l’anno scorso, che ti sei ritirata a metà gara?

Perché non smettevi di vomitare?

Non mi sono ritirata. Mi hanno obbligata.

Che è anche peggio. E ora sloggia, va’.

Sono con dei nuovi amici.

Loro vengono con me.

Saltate su. Mi fa comodo del peso in più.

Bene. Fondate un club. Di perdenti!

Un altro avvistamento. Nel porto, stavolta.

Lo so. Offriremo una ricompensa. Qualcuno incasserà un bel premio.

Io, io! Io vinco sempre.

Ciccio, l’arpione di tuo padre!

Si va a caccia di mostri marini.

Fa il prepotente perché vince sempre la gara, che dovrebbero vietargli perché troppo vecchio e troppo carogna!

Ecco, noi sfigati dobbiamo aiutarci a vicenda.

Gli svitati?

Sfigati. Sai, quelli come noi, diversi… con strani vestiti o segni di sudorazione eccessiva.

Troppo? Troppo.

Allora, siete qui per la gara?

La Portorosso Cup?

Beh, è stato un piacere.

Devo finire le consegne. Mi tengo in allenamento.

Dovremmo chiederle della Portorosso Cup.

Quello diceva che è così che ha avuto la Vespa.

Giulia!

Vomitulia?

Giulia. Mi chiamo Giulia.

Quando si partecipa alla gara, che cosa si vince?

Un premio in denaro.

Ok.

Continua!

Cosa? Perché?

Chiedi del premio!

Che ci fai?

Magari diventa una Vespa.

Cosa…

Chiediglielo!

Ok.

Ciao di nuovo.

Si possono scambiare i soldi con qualcos’altro?

Una cosa tipo…

Quella.

No. Quella, forse.

È bellissima.

Deve essere nostra.

Bene, vinciamo la gara.

Dovrete battere Ercole.

Ok, batteremo Ercole.

Davvero? Dice che batterà Ercole.

Primo: mettiti in coda!

Ogni estate, quella carogna mi rende la vita impossibile.

Perciò, se qualcuno lo batterà, quella sono io!

Secondo: non è una gara qualsiasi.

È il più epico e faticoso triathlon all’italiana.

Nuoto, bicicletta e mangiata di pasta.

Vi serve un terzo.

Lo troveremo. Grazie, ragazza terrena.

Ehi, frena. Aspetta, Alberto.

Se ci unissimo a lei?

Ho un’idea migliore.

Vomi… Fanciulla!

Congratulazioni, sei nella nostra squadra.

Io gareggio da sola.

Possiamo svitarci anche noi.

Lascia stare, Luca. Preferisce gareggiare da sola, di nuovo.

Magari stavolta non vomita.

Aspetta.

Volete entrare nella mia squadra?

Vediamo che sapete fare.

Ok, salta in sella.

No, fagli vedere chi comanda!

Guarda avanti.

Se guardi in basso, è normale che cadi.

Ci riesco.

Allora, siamo una squadra?

Sai schivare gli ostacoli?

L’anziana che attraversa la strada?

Sai incassare insulti passivo-aggressivi?

“Bella bici, punto primo. E punto secondo… Scherzavo. La tua bici è un catorcio”.

Per finire, sai affrontare tratti impervi nel percorso?

Fermo. E tu, invece?

Sai nuotare, almeno?

Certo. Sono un fenomenale… disastro, a nuoto.

Tu non sai nuotare, tu in bici sei un pericolo.

Ma da dove saltate fuori?

Non lo diciamo, è un segreto! Siamo fuggiaschi.

Fuggiaschi? Non lo so…

Ti prego?

I miei vogliono mandarmi in un posto orribile.

Lontano da tutto e da tutti.

Ma se vinciamo questa gara… saremo liberi.

Io sto da favola. Aiuto lui.

Fammi almeno riprovare.

No.

Vedo che siete motivati quanto me. Avete fame.

È questo che conta.

Fame è il mio secondo nome.

Tu mangi, tu vai in bici e io nuoto.

Sfigati?

Sfigati.

Ora servono i soldi per l’iscrizione.

Andiamo da mio padre.

Lasciate parlare me e fate i disinvolti.

L’ansia gli crea disagio.

Ciao, papà! Ho invitato due amici da noi.

La cena basta per quattro?

Che c’è in quel…

Che ci uccide con quelli?

Qualunque cosa nuoti.

Hai visto il giornale di oggi?

La foto è una bufala, papà.

Tutti a Portorosso fingono di credere nei mostri marini.

Beh, io non fingo.

Scivolato.

La cena è pronta.

Ok.

Da dove avete detto che venite?

Sono compagni di scuola. Di Genova.

Luca e…

Alberto.

Alberto.

E che cosa ci fate, qui a Portorosso?

Ma che domande, papà.

Sono qui per la gara.

La gara?

Sì.

Sai cosa? Non preoccuparti.

“Non preoccuparti”?

Non preoccuparti.

Giulietta. Devo dirti una cosa.

Non devi farla, quella gara. Ci resti sempre male.

Per favore, ora ho una squadra.

E i soldi per l’iscrizione dove li trovi?

Farò il doppio turno in pescheria. Qualsiasi cosa.

Non posso vendere quello che non c’è.

Ci vorrebbero più pesci nella rete.

Mi scusi?

Noi potremmo aiutarla.

Conoscete il mare?

Noi? Lo conosciamo a fondo.

Può perdere, questo viso?

Volete lavorare? Vi metterò al lavoro.

Davvero?

Machiavelli! Non ci…

No! Machiavelli!

Mi dispiace per il gatto. Non so che gli è preso.

Non è niente. Noi ora dobbiamo tornare…

Vi serve un posto dove stare?

Forte.

Ops! Scusate. Questo è il mio…

Il tuo rifugio.

Sì. Il mio rifugio.

‘Notte, ragazzi.

Scivolata. A domani.

Per un pelo.

Già.

Hai visto quanto è grosso il papà?

Quello ti uccide, se vuole.

Ho pensato di morire cento volte.

Rilassati. Siamo forti, nelle cose da umani.

Sì, hai ragione.

Mi hai visto, in bici?

Giulia ha detto “Guarda avanti” e non sono più caduto.

Sì. E la nostra Vespa sarà molto meglio della bici.

Perché monteremo in sella e tanti saluti.

Non vedo l’ora.

Perché mia madre gli ha detto di questo paese di pazzi sanguinari?

Mi sembra assurdo che sia scappato. Non è da lui.

Occhi bene aperti. Ci sono mostri terreni ovunque.

Daniela! Ferma!

Non mi avrai, orribile mostro!

Sono io!

Ho le scaglie d’oca!

Cavoli, sei forte!

Scusa, sono un po’ tesa.

No, mi ci voleva. Ora sono ben sveglio.

Wow! Che aspetto orripilante.

Da schifo.

Dai. Cerchiamo nostro figlio.

Oh, no! Alberto, svegliati!

Cosa? Il cielo perde acqua!

Oh. Eccovi!

Se volete i soldi per l’iscrizione, dovrete guadagnarveli.

Giulietta, le consegne.

Ok!

Le sto già facendo!

Voi due venite con me.

Qual è il mio coltello?

Nessuno.

Controlla i mostri marini, eh?

Contiamo su di te.

Tranquillo, Tommaso. Terrò gli occhi ben aperti.

Non mi sfuggiranno.

Ehi, non siamo in gita.

Rendetevi utili.

Ehi, basta scherzare, là dietro.

L’ha mangiato un mostro marino.

Cosa?

Sono così dalla nascita.

Non abbiamo preso quasi niente.

Forse perché siamo su un cimitero di pesci stregato.

Non è vero che è stregato, ma i pesci credono di sì.

A quest’ora il grosso dei pesci si trova più o meno laggiù.

Il mio nuovo record!

I tuoi amici se ne intendono di pesce.

Andiamo a iscriverci.

Ok. Qual è il piano? Rifletti, Daniela.

Devi sempre pensare a tutto tu.

Voglio mettermi alla prova.

Sei sicuro?

Certo. So quello che faccio.

Ehilà, giovanotto.

Non ci casco.

Lorenzo…

Credevi davvero di farla franca?

Renzo…

Che non ti avremmo trovato?

Indovina?

Non credo…

È ora di tornare a casa.

Che ti serva da lezione!

Corri, prima che arrivi la madre!

Non ci ho azzeccato proprio.

No, ma io sì. So riconoscere mio figlio… se lo vedo.

Accidenti.

Venite, meglio sbrigarsi.

Ok.

Giovani di Portorosso!

Sono io, Giorgio Giorgioni!

Flagello dei mostri marini e vostro amatissimo produttore di pasta.

Flagello dei mostri marini?

No, è la signora Marsigliese.

Lavora per lo sponsor.

Ci vorrà una vita.

La miglior pasta della Liguria alla portata di tutte le tasche.

Passa al regolamento!

L’entusiasmo. Questo sì che mi piace.

Per vincere la celebre gara, la squadra dovrà superare per prima le insidiose acque della baia… divorare un piatto della mia deliziosa pasta… poi pedalare fino in cima al Monte e tornare giù.

È parecchio difficile.

Già. Difficile perdere. Vinceremo noi.

Mi piace la tua sicurezza. Ma dovremo vedercela…

Campione in arrivo.

Non sei grandicello, Ercole?

Ho 16 anni.

Come l’anno scorso.

Ma quest’anno è vero.

Risparmiatevi i soldi.

Quest’anno Ercole batterà il record, con sei vittorie di fila.

Oh, no. Non ci credo.

Vomitulia, fai squadra coi due vagabondi?

Ignoratelo.

Se solo potessero.

Temo che i tuoi amici non abbiano pagato la tassa dello strambiero.

Ehi! Ercole, devi restituirmeli!

Ercole non deve fare niente.

È il campione, punto primo.

E, punto secondo, ha una vita da favola e tutti lo amano.

Loro non ti amano. Ti temono.

Chi mi ama alzi la mano.

Visto? Mi amano tutti, persino tu.

Ora basta. Forza, Luca.

Ehi, i vagabondi vogliono battersi. Wow!

Alberto?

È per la nostra Vespa.

Fermo.

La Vespa?

Gli straccioni non vanno in Vespa.

Ercole, hai paura perché sai che metteremo fine al tuo… malvagio impero dell’ingiustizia.

“Malvagio impero dell’ingiustizia”.

Non sai dire altro?

Sì. Eccone una nuova. Tu sei come il… Pesce gatto.

Pesce gatto!

È un pesce spazzino con due tristi baffetti.

Smettila!

Ascolta, piccoletto… quelli come te me li mangio a colazione.

Li puccio nella cioccolata e gnam…

Ecco, tieni, iscrivetevi.

La mia missione sarà distruggervi.

Sarà una bella gara, no?

Scusate, oggi non rilascio autografi.

Abbassa quella mano.

Luca! Bravo, ce l’abbiamo fatta!

Giulia Marcovaldo.

Giulia. Gareggi da sola?

Stavolta no.

Luca Paguro.

Alberto Scorfano.

Ok, abbiamo una settimana per allenarci.

Tranquilla.

Aspetta. Cosa?

Ogni anno cambiano pasta. Devi essere pronto a tutto.

Possono essere cannelloni, penne, fusilli, trofie, perfino lasagne.

E devi usare la forchetta. È il regolamento.

Il regolamento è per chi ama le regole.

Che paura. No, non ci riesco.

Lo so, lo so.

E ricorda, piccoletto…

Luca, non ti abbattere, non ascoltarlo. Ce la farai.

Ok.

Ci siamo.

Non ci riesco!

È così che nuotano gli umani?

Davvero imbarazzante.

Vedi mostri marini?

No. Però vedo delle esche vive.

Oh, no! C’è Ercole! Via, via!

Luca, presto!

Non si muove!

Ercole?

Guido!

Sono scivolato.

Ciccio, colpiscilo.

Ancora. Più forte.

Dov’è l’altro?

Giulia! È lana, non si deve bagnare!

Ciccio, asciugalo!

Luca? Alberto?

Tutto ok?

Tutto bene.

Beh, basta allenarsi, per oggi.

Sì, concordo.

Già.

Ah, Ciccio! Accendi il motore! Non vedi che vanno via?

Guido, colpisci Ciccio.

Con disprezzo!

Calciala.

Ho avuto un’idea.

Tesoro?

Ragazzi, posso giocare? Ops, scusa. Non mi trovo, con le gambe.

Oh. Ok.

Prendila!

Fatevi sotto!

Lei no, lui nemmeno.

E vediamo se Bianca Branzino ne è capace!

Meritate un piatto di pasta.

Posso mangiare con le mani?

Dove potrebbe essere?

Beh, quantomeno hai vinto. Credo.

Sì, direi di sì.

Vieni, continuiamo a cercare.

Alberto? Credo di aver visto i miei.

Impossibile. Qui non verranno mai.

Se venissero? Finirò negli abissi.

Rilassati, non succederà mai.

Siete stati bravi, ma c’è da migliorare la tecnica.

Mi serve una mano con le reti.

Tu. Spilungone forzuto.

Torno subito.

Ehi, vinceremo noi.

E avrete la vostra Vespa.

Perché volete tanto la Vespa?

Perché sarà meraviglioso.

Io e Alberto vedremo ogni giorno un posto nuovo.

E di notte dormiremo sotto i pesciolini.

I pesciolini? Bene.

E tu? Che farai quando vinceremo?

Salterò in piedi e griderò a tutti: “Ho vinto, ve l’avevo detto!”

Già.

E poi?

Poi niente, tutto qua.

Durante la scuola, io vivo con la mamma, a Genova.

E d’estate vengo qui… dove tutti mi trovano un po’ strana… e io mi sento fuori posto.

Capisco che cosa provi.

Sì? Per questo dobbiamo vincere.

Tutti ci acclameranno.

La vita di Ercole sarà rovinata!

Scusa. Troppo?

Mia madre dice che sono “troppo”.

Macché. Non per me.

Tu lo sai che non sono pesciolini, vero?

Certo che lo sono. Alberto mi ha spiegato tutto.

Vieni con me.

Questo è un telescopio.

Il vecchio Bernardi me lo fa usare.

Fa sembrare vicine le cose lontane. Guarda.

Ti sembrano pesci?

E allora che sono?

Stelle. Come il sole.

Gigantesche, radiose palle di fuoco!

Quindi Alberto si sbaglia.

E le stelle sono circondate da pianeti.

Guarda.

Quello è Saturno, il mio preferito.

È il più leggero dei pianeti.

Pare che, se finisse in un oceano grande abbastanza, galleggerebbe.

Wow!

Andiamo, Luca!

Sono macchine volanti?

E grandi centri chiamati città?

Più grandi di Portorosso?

Come Genova! Almeno 20 volte più grande.

E siamo su una grande roccia tonda che fluttua intorno a una stella…

nel “sistema solare”?

Troppo forte, eh?

E che c’è oltre il sistema solare?

Una galassia piena di sistemi solari.

E poi?

Un universo pieno di galassie!

E poi, cosa?

E poi…

Non lo so.

Ma l’anno prossimo potrò usare il telescopio della scuola.

Magari lo scoprirò.

È un affare enorme. Mi piacerebbe mostrartelo.

Prometti di raccontarmi tutto ciò che vedrai.

Scusa. Troppo?

Mai.

Luca, è da un pezzo che ti cerco.

Oh, scusa.

Dai, vieni. Andiamo.

Posso prenderlo in prestito? Solo per stasera?

Puoi tenerlo.

L’universo è tuo. Letteralmente!

Wow. Grazie!

Luca!

Ok.

Dove andiamo?

Ti mostro una cosa.

Non sai che cosa ho scoperto. Quelli non sono pesci.

Cosa?

Sì.

Me l’ha spiegato Giulia.

Sono fiaccole. Ma un milione di volte più grandi.

No, non è così.

Tra non molto sarai nostra, dolce Vespa.

Guarda.

Ho messo tutte le cose che serviranno.

E ho aggiunto la fiammata.

Troppo bello!

Possiamo portare anche un telescopio.

Sì! Quello spara-fulmini!

No, no, no.

Ci si guarda dentro.

Giulia dice che a scuola ne hanno uno enorme.

E se andassimo a trovarla?

Per fare che cosa?

Mi sembrava interessante.

Vogliamo la Vespa per poter vivere per conto nostro.

Non ci serve né la scuola, né nessun altro.

Non possiamo provare?

Solo qualche giorno?

Luca, i mostri marini non vanno a scuola.

Che farai quando vedranno la tua faccia da pesce?

Ehi, ma guarda chi c’è.

E senza Giulia a fare da scudo.

Andiamocene.

No.

Qui qualcosa puzza di marcio.

Oltre a voi due, intendo.

Nascondete qualcosa.

Che siamo più intelligenti di te?

Impossibile nasconderlo.

È piuttosto evidente.

Tutti pensano che io sia un tipo a posto. Sempre a scherzare.

Ma io non sono così.

Fermo!

Aspetta il tuo turno.

Sarò molto chiaro con voi.

Questa è la mia città, punto primo… e, punto secondo, io qui non vi ci voglio.

Ho detto fermo!

Mettilo giù, piccoletto, o ti farai male.

Lasciatelo andare!

Andatevene. Adesso. Prima che cambi idea.

Nessuno vi vuole qui! Continuate a correre!

Perché l’hai provocato? Dovevamo andarcene.

No, tranquillo.

Era sotto controllo.

Tu devi fare come ti dico, l’hai dimenticato?

È ora di alzarsi!

Vai, vai! Dai, Alberto, dai!

No.

Mostro marino!

Ugo?

È ora di alzarsi!

Due giorni alla gara.

Vai, Luca!

Forza!

Ehi, non incitatelo!

È divertente!

Ehi!

È pazzesco!

Oh, wow!

Non so, Lorenzo. Sono stata troppo dura con lui?

No. Tu cercavi di proteggerlo.

È colpa mia.

Non gli ho dato la giusta attenzione.

Ma ho deciso io di mandarlo via.

Non avrei mai e poi mai pensato che potesse andarsene.

È come se non…

Dai, Luca!

… lo conoscessi più.

Vai, vai!

Luca!

Luca!

Luca, fermati!

Dove andiamo?

Scorciatoia.

Pendenza, terreno accidentato… bello.

Tu perché non ti alleni?

Io mi alleno sempre.

Bravo, Luca. Il tuo giro più veloce.

Guardate!

Il treno per Genova.

Porta alla tua scuola?

Sì.

E mi chiedevo se, in realtà, la tua scuola fosse aperta a chiunque.

Beh, costa un pochino, ma credo di sì.

Bene. Grazie, Giulia.

Ora sappiamo che il coso noioso porta in quel posto orribile.

Torniamo alle cose importanti?

Se perdiamo la gara, non andremo da nessuna parte.

La discesa.

So che fa paura, ma io dico…

La smetti di fare la maestrina?

Che problema hai?

Sono suo amico, so di che ha bisogno.

Ah sì? E di che ha bisogno?

Di me. Scenderemo come sull’isola. In due.

No!

Alberto, fermati!

È Bruno che parla.

No! Ti garantisco che sono proprio io!

Fermati, Alberto!

Lascia!

Attento!

Che è stato?

Non ora, Ciccio! Occhi sull’acqua!

Muoviti, forza!

Ok.

Oh, no! Luca! Alberto!

Ci vedrà. Andiamo!

Volevo solo mostrarti come si fa.

Tu non sai come si fa.

Ti ho portato giù, no?

Ci siamo schiantati finendo in mare!

Ma va bene.

Non va bene! I miei mi hanno visto!

Luca, i tuoi non sono qui.

Non sai di che parli!

Questo posto ti dà alla testa.

Dobbiamo vincere quella Vespa e andarcene.

Questo non cambierà le cose.

Non voglio…

Io voglio andare a scuola.

Ricominci? Non possiamo andare a scuola.

Hai paura di non farcela.

Non ho paura. Qui il fifone sei tu.

Sta’ zitto!

Che fai se lei ti scopre? Se qualcuno ti vede?

Lasciami!

Siete vivi!

Ehi! Non devi più salire sulla mia bici.

Pensa a mangiare, ragazzone.

Che succede?

Niente. Riprendiamo l’allenamento.

In realtà, avremmo una domanda.

Ci chiedevamo se fosse possibile venire con te a scuola?

È un’idea fantastica!

Sì, certo!

Giulia, alla tua scuola sono ammessi ragazzi di ogni tipo?

Insomma, anche allievi non proprio umani?

Alberto…

Diciamo, che so, anche mostri marini?

Mostri marini?

La tua scuola non accetterebbe mostri marini, o sì?

Che battuta scema, Alberto.

Già, è difficile immaginarlo.

Te lo mostro.

No!

Ma dai.

Giulia, ferma!

Basta sciocchezze.

Aiuto!

Non farci del male!

Vedi?

Un mostro marino!

Avete sentito? Di qua.

Luca?

Va’ via!

Un mostro marino! È là!

Lanciate!

No!

L’avete fatto scappare!

Alla barca! Uccidiamo il mostro marino!

Siete tornati. La vostra pasta preferita: trenette al pesto.

Dov’è Alberto?

È andato via, signor Marcovaldo.

Sai dov’è andato?

No. Ma credo che non voglia farsi trovare.

Forse. Ma ci provo lo stesso.

Ok.

Possiamo gareggiare in due.

Tu nuoterai e mangerai, l’hai già fatto…

Luca…

… io andrò in bici.

È consentito, giusto?

Luca. Luca? Luca!

Andrà bene, ce la faremo…

Dormire sotto i pesciolini. Ora capisco.

Posso spiegare.

Tra mille posti, voi mostri marini avete scelto proprio Portorosso?

Vi siete guardati attorno?

Mio padre va a caccia di mostri marini!

Luca, devi andartene da qui.

Non dovevamo essere gli sfigati?

Credi che io voglia vedervi andar via?

Siete la cosa più bella…

Ascolta, non ne vale la pena.

Tu non capisci.

No, infatti.

Rischiare la vita per una Vespa?

I miei volevano mandarmi via.

Ecco il perché di tutto questo.

Ma ora è finita.

Addio, Giulia.

Mi dispiace.

Alberto?

Tu che ci fai qui?

Mi dispiace.

Non avrei dovuto farlo. Vorrei poter tornare indietro.

Che importa. Ok, ti dispiace. Ora sparisci!

Alberto?

Cosa sono quei segni sul muro?

Dimmi che significano.

Ho iniziato quando mio padre se n’è andato.

Sei rimasto qui da solo per tutti quei giorni?

Ma poi ho smesso di contare.

Disse che ero grande e potevo cavarmela.

Ero convinto…

che avrebbe cambiato idea.

Ma alla fine ho capito.

Sta meglio senza di me.

E anche tu.

Non è vero.

Invece sì.

Tu non sei come me. Sei bravo.

Io, invece, rovino sempre tutto.

È solo una stupida voce nella tua testa.

Me l’hai insegnato tu.

Avere una Vespa? Girare il mondo…

Lascia stare! Ok?

Tu e io non eravamo destinati a essere amici.

Non dire così.

Alberto?

Vattene!

Non farmelo ripetere.

Ok. Me ne vado.

Vado a vincere la gara.

Cosa?

Sì.

Sì. E quella Vespa sarà nostra.

E partiremo insieme!

Luca, è una follia.

Allora sono folle.

Arrivo, gravità!

Luca!

Ma che fai?

Tutto bene. Tornerò domani.

Troverò una soluzione!

Dividere la vostra squadra?

Sì, se è consentito.

Luca? Che ci fai qui?

Tranquilla. Gareggio da solo.

Il regolamento lo consente, ma lo sconsiglio.

Grazie!

Ma come fai a…

Insomma, quando dovrai…

Non sai nuotare!

Di nuovo sola?

Volontari, siete in ritardo.

Un bicchiere ciascuno.

Ok. Un bicchiere ciascuno.

Sì.

Capito.

Tenga.

Per quando Giulia…

Ciccio, sta’ fermo.

Fenderà l’acqua come una lama.

Una lama bisunta.

Muoio dal ridere.

Neanche i tuoi orribili amici ti vogliono vicino.

Luca! È una pessima idea.

Ehi, vagabondo!

Non ce l’hai, un costume da bagno?

La Portorosso Cup sta per avere inizio!

Ci sono stati degli avvistamenti, di recente, ma niente paura!

Se arrivano dei mostri marini, li conciamo per le feste.

Nuotatori, ai vostri posti!

Cosa?

Nuota, Ciccio! Forza!

Nuota!

Trenette!

Andiamo!

Grazie.

Non ringraziarmi.

Smettila di frignare e tocca Guido!

Svelto, corri!

Guido! Più veloce!

Mangia, idiota! Più veloce!

Ehi, così non vale.

Ha finito.

Finito!

Dev’essere qui.

Hai sete? Un po’ d’acqua?

Per favore, no!

Ancora!

Eccolo. È lui! Luca, fermati!

Scusa, mamma. Scusa, papà. Devo farlo!

Torna subito qui!

Wow. È veloce.

Cosa?

Ti riprendo in… discesa!

Vomitulia, non ci sei mai arrivata, alla discesa.

Cosa?

Sta barando!

No, no, no!

Non adesso! Forza, andiamo!

Ci sono quasi!

Luca!

Resta dove sei!

Alberto.

Arrivano i rinforzi!

Che succede, piccoletto?

Hai paura di due gocce d’acqua?

Ehi!

Ve l’ho già detto, non siete i benvenuti.

Fuori dalla mia città!

Un mostro marino! Laggiù!

Ciccio, il mio arpione!

Alberto…

No, fermo! Tu resta lì.

Sei ancora normale.

Alberto, aspetta!

No!

Cosa?

Sei fuori di testa!

Ho imparato da te!

Torniamo in mare!

No! Ciccio!

Ecco, tieni.

Come va? Scusate.

Levati di mezzo!

Luca!

Mi scusi!

Oh, no! Luca!

Figliolo!

Dovevate andarvene quando ve l’ho detto.

Adesso dovrò uccidervi, mostri marini!

Addio, malvagio impero dell’ingiustizia.

No!

Giulia!

Dallo a me!

Giulia. Tutto bene?

Sì. Sì. Sto bene.

Grazie, ragazzi.

Giulietta?

Papà! Io…

Guardate!

Non sfuggirete.

Io li ho visti per primo! La ricompensa è mia!

Non ci fai paura!

No, ma voi ne fate a noi, eccome.

Tutti provano disgusto e orrore a guardarvi… perché siete dei mostri.

Basta! Loro non sono mostri!

Ah sì? E allora chi sono?

Lo so io, chi sono.

Sono Luca e Alberto… e… sono i vincitori.

Luca!

Fateci passare!

Cosa?

Davvero?

Ma quali vincitori. Non sono neanche umani!

Tecnicamente, legalmente… sì, hanno vinto.

Abbiamo vinto?

Come possono vincere? Sono mostri marini.

Cosa? Andiamo! Ehi!

Ciccio, Guido! Un altro arpione.

Rendetevi utili per una volta nella vostra inutile vita.

Guido.

Ciccio.

Ops.

Il regno del terrore è finito. È finita, finalmente!

Luca!

Luca!

Siamo morti di spavento, non farlo mai più!

Mi dispiace.

Bella lezione hai dato agli umani. A colpi di coda sul sedere!

Sono così fiera di te, e anche così arrabbiata!

Ti voglio bene, mamma.

Figliolo.

I vincitori di questa edizione della Portorosso Cup: gli sfigati.

Sì!

Non ci credo!

Vincitori!

Evviva gli sfigati!

Lo prendo io!

Qui.

Vittoria!

Hanno vinto!

Rifatevi gli occhi, c’è la più bella Vespa del mondo!

Perfetta.

Mamma! Tu che ci fai qui?

Vengo quasi sempre, nel weekend.

Non mi prenderete!

Sfigati per sempre!

Quello che ha fatto oggi è sbalorditivo.

Ma non possiamo farlo rimanere.

O sì?

Alcune persone non lo accetteranno mai.

Ma altre sì.

E sembra che lui sappia riconoscere quelle giuste.

E allora, dove andrete?

Resteremo qui per un po’.

Va rimessa a posto, se vogliamo girare il mondo.

Ok. Ma non dimenticate la valigia.

Devo fare la valigia! Per la scuola!

Oh. Già, la scuola. Imparerai tante cose.

Posso lasciarti dei libri.

Davvero?

Andiamo, Alberto!

Hai il pranzo per il viaggio?

Un maglioncino? Se hai freddo…

Per la milionesima volta, sì.

Ti voglio tanto bene anch’io, papà.

Ce l’abbiamo fatta.

Ci rivediamo per la gara, l’estate prossima.

O per divertirci e basta.

Beh, andiamo a riparare la Vespa.

A proposito.

Non ci crederai, mi sa che l’ho venduta.

Luca?

Mamma? E voi che ci fate qua?

Se prometti di scriverci tutti i giorni… e di fare sempre molta attenzione, dico sempre-sempre… puoi andare a scuola.

Posso?

È già tutto organizzato. Starai dalla madre di Giulia.

Il tuo amico li ha convinti.

E non è stato facile.

Luca, lo prometti?

Sì! Sì, lo prometto!

Grazie.

E ricorda che noi siamo sempre qui, per qualsiasi cosa. Ok?

Ehi. Guardami negli occhi.

Ti voglio bene, lo sai?

Lo so.

Andiamo, Alberto. Il treno parte.

Dov’è la tua valigia?

Già, ecco, vedi…

Vieni con noi, vero?

Vorrei, ma Massimo mi ha chiesto se voglio restare.

E magari trasferirmi. Il fatto è… che ha bisogno di me. Capisci?

Non ce la faccio, senza di te.

Ma io sarò sempre lì con te.

Quando salterai giù da una scogliera… o dirai a Bruno di tapparsi la bocca… ci sarò anch’io.

Ma come saprò che stai bene?

Mi hai portato via dall’isola, Luca.

Sto benone.

Davvero, ma che significa?

Non ne ho idea. Scoprilo per me, vuoi?

Va’, Luca!

Va’!

Sì!

QUESTO FILM È DEDICATO AD ALBERTO SURACE, PATTY ANN BUCHHOLZE WILLRETT , E A TUTTI GLI AMICI CHE CI HANNO SALVATI DALLE ONDE, AIUTANDOCI A TROVARE LA STRADA

Alcuni pensano che io sia matto, a vivere negli abissi.

Invece io credo che siano matti loro, sono loro i matti, non io. Loro.

È una bella vita, semplice.

Lontano dalla frenesia, da tutte le cose inutili e stressanti.

Le carcasse di balena.

Vedrai, ti divertirai.

Mi sentirai parlare. Posso parlare ininterrottamente… anche per 12 ore, a volte.

E tu puoi stare ad ascoltare. Che fortuna.

Bravo.

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